Il Cannibale adesso ha davvero placato la propria fame di vittorie: Tadej Pogacar il freno non l’ha proprio mai tirato, nemmeno nella crono conclusiva che a Nizza lo ha consacrato per la terza volta in carriera sul gradino più alto della corsa più iconica del mondo del pedale. Tre anni dopo, e dopo due di interregno di Jonas Vingegaard, lo sloveno si riprende il trono colorato di giallo. E lo ha fatto nel modo a lui più congeniale, cioè imponendosi anche nella crono conclusiva grazie alla quale ha impresa la sesta firma assoluta in questa edizione del Tour. Un dominio d’altri tempi, una prova di forza magistrale che lo consacra una volta di più nella leggenda.
Sempre i soliti tre: Pogi, Vingo e Remco Pogacar show, proprio come a Perugia con Ganna
Sempre i soliti tre: Pogi, Vingo e Remco
Perché 26 anni dopo l’impresa riuscita al
Pirata più amato del mondo del ciclismo, vale a dire
Marco Pantani, un corridore è riuscito a centrare la
doppietta Giro-Tour nello stesso anno. Tanto che qualcuno ha già chiesto a
Tadej se se la sente di andare
in Spagna a correre la Vuelta per cercare una clamorosa tripletta, roba che solo a pensarci viene la pelle d’oca.
Non arriverà a
Madrid, Pogacar, ma Nizza gli basta e gli avanza: la crono conclusiva è stata l’ennesimo manifesto di superiorità conclamata, con tutti gli intermedi che hanno visto il capitano della UAE sopravanzare qualsiasi rivale. Anche
Remco Evenepoel, che era il grande favorito della vigilia, ma che ha dovuto accontentarsi della terza piazza di giornata, un po’ come sul podio della generale. Merito di uno
Jonas Vingegaard che, seppur perdendo qualcosa nel finale, ha dimostrato a sua volta di essere il
vincitore morale di questa edizione del Tour, rilanciando al contempo la propria candidatura per la corsa 2025 alla quale spera di poter arrivare senza cadute e riabilitazioni.
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Pogacar show, proprio come a Perugia con Ganna
La crono conclusiva, 31 chilometri di saliscendi con due colli da superare (
La Turble e l’Eze) e una lunga discesa in picchiata verso la
Costa Azzurra, ha visto
Pogacar dominare dall’inizio alla fine,
Vingegaard invece s’è tenuto sempre alle spalle
Evenepoel, che su un percorso non propriamente piatto ha fatto un po’ più di fatica.
Era successo anche a Ganna nella crono di Perugia, battuto da
Pogacar proprio per via dell’ascesa conclusiva verso la città umbra.
Il belga ha dimostrato di essere arrivato alla
chiusura del Tour un po’ al gancio e s’è dovuto accontentare di un terzo posto di giornata non proprio da disprezzare. I distacchi inflitti dalla maglia gialla sono stati di 1’03” nei confronti di
Vingo e 1’14” nei riguardi di
Evenepoel, con
Matteo Jorgenson quarto assoluto ma oltre i due minuti davanti ad
Almeida, Gee, Landa, Tejada, Buitrago e Adam Yates.
Proprio l’exploit di
Buitrago è costato la top ten finale a Giulio Ciccone: l’abruzzese ha ceduto due minuti secchi allo spagnolo che l’ha sopravanzato e staccato di 100 secondi relegandolo all’undicesimo posto.
Un finale amaro per un’Italia totalmente assente dai giochi. Ma questo è il regno di
Pogacar, nato a un centinaio di chilometri di strada dall’Italia: sembra un’inerzia, ma fa tutta la differenza del mondo.