Ha dovuto attendere qualche minuto in più per colpa del vento, che non ne voleva sapere di soffiare lungo la costa di Barcellona, ma alla fine Emirates Team New Zealand ha avuto in sorte ciò di cui andava in cerca: grazie alla settima vittoria nella serie contro Ineos Britannia, il consorzio neozealandese, guidato dal CEO Grant Dalton, ha conquistato per la quinta volta l’America’s Cup (la terza consecutiva), mantenendo così il diritto sia di mantenere la “vecchia brocca” nel continente oceanico, ma anche e soprattutto quello di poter decidere con chi e come rimetterlo in palio nella prossima edizione del trofeo più antico del mondo dello sport.

Ineos, la solita buona partenza non basta

Ineos, la solita buona partenza non basta

L’ennesima partenza perfetta di Ineos dimostra che Ben Ainslie e David Fletcher ne hanno di classe da vendere: Emirates si ritrova subito a inseguire, ma il mezzo di cui dispone è semplicemente spaziale, perché ancora una volta lo speed test è favorevole all’imbarcazione neozelandese. Che al primo incrocio arriva subito ad avere il diritto di precedenza, cosa che consente al Kiwi di arrivare al primo gate con un vantaggio consistente (19 secondi).

È un film visto tante, troppe volte: le performance di Taihoro sono semplicemente fuori portata per i pur volenterosi britannici, che pure trovano il modo per rifarsi sotto nel lato di poppa, riuscendo a colmare gli oltre 200 metri di vantaggio accumulati. La regata così diventa bella, anzi bellissima: Ineos raggiunge addirittura la barca avversaria, distanziata ormai di appena 20 metri e costretta a giocare “di rimessa”, andando in copertura.

Al terzo gate, però, la scelta di Ainslie di andare per la separazione non paga dividendi: in un amen Emirates riprende il largo, tornando ad avere 200 metri di vantaggio. Un piccolo azzardo tentato dagli sfidanti, che pure non vengono aiutati neppure dal vento che torna a soffiare in modo un po’ più consistente sul campo di regata.