Una carriera, tre maglie indossate ma solo una è quella del cuore. Claudio Marchisio è uno juventino doc. Abbandonato il mondo del calcio, l’ex centrocampista si è concentrato sull’imprenditoria ma oggi è anche presidente di lega della Kings League. Al Corriere della Sera, il 39enne torinese si è detto deluso proprio dalla sua vecchia squadra e sorpreso per l’incontro con Donald Trump alla Casa Bianca in occasione del Mondiale per club.

Juve e Trump, due mondi lontani I bianconeri in campo: pochi leader e poco affiatamento La ricetta di Marchisio per la crisi del calcio italiano

Juve e Trump, due mondi lontani

La Juventus e Donald Trump, un binomio inatteso che non fa felice un tifoso come Claudio Marchisio. “Sorpreso, specie per il momento – spiega l’ex centrocampista al Corriere della Sera – . Non entro nelle dinamiche che hanno determinato questa visita che, se non ricordo male, non è la prima della Juve nello Studio Ovale. Mi ha colpito il volto dei giocatori e dello staff davanti agli argomenti esposti da Trump, ho visto che anche i due giocatori americani sono rimasti stupiti. Dalle parole pronunciate e dalle domande fatte. Due mondi lontani, che dovrebbero restare separati“.

I bianconeri in campo: pochi leader e poco affiatamento

C’è poi il campo che pure è fonte di preoccupazione per tutti coloro che hanno la Vecchia Signora nel cuore. “Non sono felice per la Juve – racconta Marchisio – Mi preoccupa aver visto poco affiatamento, non solo tra i giocatori, ma capisco che sono stati anni di grande cambiamento e bisogna ritrovare la bussola. Confido nel rientro in società di Giorgio Chiellini e, in campo, in Manuel Locatelli che ha imparato in fretta cosa è il DNA della Juve. In panchina c’è un allenatore che ha indossato la nostra maglia. La Juventus ha bisogno di solidità, fuori e dentro il campo“.

La ricetta di Marchisio per la crisi del calcio italiano

Ma è un po’ tutto il calcio italiano ad essere in difficoltà. La colpa è di un sistema che non funziona. Da questo punto di vista Claudio Marchisio ha qualche idea per migliorare la situazione: “Bisognerebbe stabilire che nei campionati giovanili si possono schierare in campo al massimo tre extraeuropei, per arrivare a sei o otto nelle prime squadre“.

Così diventa ancor più complicato il compito di Rino Gattuso. Anche Marchisio tira in ballo il Ct che aveva spiegato i numeri del nostro calcio evidenziando come ci fosse solo poco più del 35% di presenza azzurra nel nostro calcio. “Ci sono squadre in serie A che giocano senza neanche un ragazzo formato nel nostro Paese. Si compra e si vende, come tutto, nella società globalizzata. Ma il bello, nello sport, è formare“, conclude con amarezza l’ex juventino.