Che la differenza sarebbe stata ampia, pochi potevano dubitarlo: tra il Sudafrica e l’Italia il divario c’è da sempre, ma se la matematica non è un’opinione il test match di Pretoria ha detto che gli Springboks hanno vinto un tempo (il primo, 28-3) e gli azzurri di Quesada il secondo, come recita il 21-14 complessivo dei secondi 40’. Il che si traduce in un 42-24 che rende merito alle scelte operate dal commissario tecnico di un’Italia che anche senza i big, dispensati dal tour estivo per poter rifiatare dopo le fatiche delle ultime stagioni, dimostra di avere qualcosa di importante da dire e tante pedine nelle quali credere.

Primo tempo di sofferenza, Pollard è un cecchino Ripresa da squadra vera: tre mete valide… e due annullate

Primo tempo di sofferenza, Pollard è un cecchino

Insomma, dopo la vittoria dei record contro la Namibia (73-6, il successo esterno col maggiore scarto di sempre della storia della nazionale) è arrivata un’altra prova confortante, con i tanti volti nuovi voluti da Quesada sulla via che conduce alla costruzione del gruppo per la Coppa del Mondo 2027 che un modo per mettere in difficoltà i campioni del mondo l’hanno trovato, eccome.

Anche se il Sudafrica s’è dimostrato superiore soprattutto nel primo tempo, per quanto fino al giallo rimediato da Lorenzo Cannone appena dopo la metà della prima frazione (placcaggio alto) l’Italia in partita c’è stata con tutti e due i piedi. Discutibile peraltro è la prima meta di giornata degli Springboks, realizzata da Kriel su un passaggio di piede di De Allende (qualche dubbio sulla posizione di partenza di Kriel, che sembrerebbe essere davanti al compagno quando gli scodella l’ovale: il TMO controlla e decide di convalidare la marcatura).

La seconda arriva appena dopo il giallo di Cannone, con il XV azzurro ridotto in dieci e van der Berg che rifinisce uno splendido lavoro della mischia sudafricana. Al 28’ però si muove anche il tabellino italiano grazie a un piazzato dalla lunga distanza di Da Re, schierato ancora numero 10 (anche se le difficoltà sono aumentate notevolmente rispetto al test con la Namibia). Arendse con una folata delle sue trova la terza meta sudafricana, poi a 3’ dall’intervallo è ancora van der Berg a sfruttare un’uscita dalla mischia per segnare la quarta meta, tutte trasformate da Handré Pollard per il 28-3 dopo 40’.

Ripresa da squadra vera: tre mete valide… e due annullate

Ci si aspetta una grandinata di mete anche nella ripresa, ma dopo una meta annullata dal TMO a Tshikuta ecco che l’Italia cambia passo a stretto giro di posta, con Zuliani che firma la prima meta di giornata (con Da Re che converte). Koch riporta gli Springboks avanti di 4 mete, poi dopo una meta annullata a Gesi ci pensa Dimcheff (debuttante assoluto, entrato da appena un minuto…) a riportare l’Italia quasi sotto il doppio break.

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Un’Italia che piace e si fa valere, che non indietreggia di fronte alle folate dei sudafricani e che a 10’ dalla fine mette persino paura ai campioni del mondo, con Niccolò Cannone che di potenza trova un buco a ridosso dei pali, firmando con la conversione di Da Re il 35-24. Quesada nel frattempo ha messo mano ai cambi, costretto a fare a meno anche di Lorenzo Cannone da inizio ripresa (altro infortunio di un tour sotto questo punto di vista abbastanza sfortunato, pensando agli stop di Marin e Riccioni nel test con i namibiani).

Nel finale ancora Koch fissa il punteggio sul 42-24 (Italia ancora con l’uomo in meno per il giallo rimediato da Izekor), ma gli azzurri chiudono in attacco sfiorando la quarta meta con Bertaccini, tanto che il pubblico di Pretoria dimostra di apprezzarne gli sforzi. Sabato prossimo a Città del Capo si replica, e chissà cosa potrà venirne fuori.