Non lo poteva prevedere, un anno fa quando era nel baratro e le luci appena intercettate erano fastidiose, disturbanti. Forse lo sognava, ambiva a questo primato quando era una bambina e ha incominciato a prendere la racchetta e a colpire, colpire, accumulare un punto dietro l’altro e ad esercitare una disciplina feroce e aggressiva sul campo di tennis.

Lo sport era una questione di famiglia, con un padre giocatore di hockey anche se scomparso troppo presto, ma il tennis non era affatto una strada ovvia. Oggi, ma anche ieri e presumibilmente domani, il nome di Aryna Sabalenka verrà associato a un primato che proietta sia la tennista sia la Bielorussia ai vertici del ranking WTA, 29esima numero 1 dall’introduzione del ranking computerizzato. Agli Us Open accade anche questo. Succede che Aryna si scopra la migliore, suo malgrado.

Aryna Sabalenka nuova n°1 del ranking WTALa tigre tatuataCarriera a strappi e la svoltaLa guerra Russia-Ucraina e le ripercussioniL’isolamento e la decisione di affidarsi alla biomeccanica

Aryna Sabalenka nuova n°1 del ranking WTA

L’espressione non deve suscitare stupore, perché è stata propria Sabalenka a esternare quel senso di sorpresa, quasi incoscienza nonostante la sua esistenza sia accompagnata dal tatuaggio di una tigre e il suo stile sia stato sempre così feroce, aggressivo. Nella sua prima gara da numero uno al mondo (manca l’ufficialità ma da lunedì si avrà anche quella) Aryna ha annichilito la russa Daria Kasatkina, battuta con un netto 6-1, 6-3.

In conferenza stampa ha suscitato qualche dubbio, rispetto all’immagine che le si è associata, quando era già una certezza la sua egemonia a conclusione degli US Open:

“Quando ho pensato di poter diventare numero uno? Sinceramente non ricordo questo momento, mi sono sempre data degli step come Top 50, Top 30 o Top 10. Qualche anno fa ho iniziato a pensare di poter diventare numero uno, ma sapevo che serviva lavoro e sacrificio. Per essere numero uno devi essere costante in tutti i tornei e in passato non lo ero. Sono contenta di aver raggiunto questo risultato”, le sue parole.

Con la semifinale agli US Open (ma già prima) Aryna è diventata un personaggio di rilievo anche nell’agenda mediatica di media che di sport, di tennis normalmente non si occupano anche perché in un contesto di ancora e inevitabile tensione, una numero uno bielorussa ha un peso specifico che grava anche su altre aree. Lo sport non è solo sport, da sempre. Stavolta un po’ di più.

Aryna agli albori della sua carriera

La tigre tatuata

Aryna è nata a Minsk il 5 maggio 1998 e al tennis si avvicina grazie al padre Sergej, ex giocatore di hockey deceduto a soli 44 anni che, leggenda vuole, l’abbia iniziata alla racchetta ancora piccola complice un campo non lontana da casa e una certa predisposizione fisica.

Alta 1,82 per circa 80 kg di peso, Sabalenka non è arrivata al gothe giovanissima, ma matura, pronta conquistando anche una potenza nei colpi e nel gioco che l’hanno contraddistinta: il tatuaggio della tigre sull’avambraccio è un segno che richiama l’anno in cui è nata, ma anche una filosofia di gioco e di vita che l’ha accompagnata. Pure durante i mesi complicati della depressione che l’ha colpita e che ha combattuto un anno fa.

Carriera a strappi e la svolta

D’altronde ha incominciato a giocare davvero nel 2016, appena sei anni fa, anche se il primo torneo vinto Wta 125 risale all’anno successivo: dopo aver mancato l’appuntamento, sconfitta da Maria Sharapova in finale a Tianjin, il 26 novembre vince il suo primo torneo WTA 125 a Mumbai e chiude l’anno in 78° posizione. Poi è un crescendo. Nel 2018 centra due titoli WTA, ottavi di finale agli US Open e a ridosso della top 10.

In tutto ha messo via 13 titoli, tornei mentre il primo Slam, dopo una cavalcata impressionante di risultati, arriva appena qualche mese fa: la vittoria agli Australian Open non era affatto scontata contro la campionessa uscente di Wimbledon Elena Rybakina. Agli Us Open la celebrazione di un trionfo atteso, forse anche ritenuto impossibile.

Aryna Sabalenka con la coppa, vincitrice degli Australian Open

Stando alla sua presentazione WTA, Aryna ama il buon cibo, adora i pancake e la cucina di sua nonna, i cani, passeggiare e dedicarsi alla lettura e il suo libro preferito è Il conte di Montecristo, di Alexandre Dumas. Su Instagram offre un’immagine di sé patinata, ed è inevitabile considerato il ruolo assunto dai social media e quanto abbiano condizionato sia la comunicazione sia il ruolo di testimonial di una sportiva della sua levatura.

Come le altre tenniste della sua generazione, la sua formazione sportiva risente del dominio che Serena Williams e Maria Sharapova hanno esercitato per decenni imponendo stile e tecnica, potenza e anche la volontà ferma, decisa – soprattutto di Serena – di imporre una verità umana oltre che sportiva. Una dimensione che ha assottigliato la separazione tra pubblico e privato.

La guerra Russia-Ucraina e le ripercussioni

Il suo attuale fidanzato è il giocatore di hockey Konstantin Koltsov, il quale nel corso della propria carriera ha anche rappresentato la Bielorussia alle Olimpiadi invernali del 2002 e del 2010. Una figura che le è accanto in questa rinascita, dopo aver affrontato l’isolamento denunciato all’epoca in cui è stata atleta neutrale, in mesi complicati dopo quanto consumatosi tra Russia e Ucraina e le ripercussioni legate allo schieramento della Bielorussia.

Ne aveva parlato lei stessa, in un’intervista concessa a una giornalista ucraina durante il Roland Garros palesando il disagio di chi si avvertiva come sopportata. E come la politica mal si conciliasse con le sue prospettive, con i suoi sogni e che, anzi, la stesse condizionando in una fase della sua carriera delicata.

Per lei, che si è schierato contro ogni forma di guerra e conflitto fu l’opportunità di rendere pubblico un tema latente ma presente, per quegli atleti che chiedevano di essere sportivi, professionisti.

L’isolamento e la decisione di affidarsi alla biomeccanica

Ma non era però solo l’isolamento per via delle sanzioni anche nelle dinamiche di relazione a bloccare la sua ascesa, la sua risalita.

“Non so più cosa fare”, ha confessato. “Dopo il Miami Open è stato davvero difficile. Ero confusa, non ero in me, non ero Aryna, ero una ragazzina depressa. Sicuramente l’anno scorso ero tipo, ‘OK, non lo otterrò mai (il trofeo del Grande Slam).’ È stato un momento ed è stato un periodo davvero difficile per me”, la sua ammissione. Andava modificato il team, a quel punto: cambio di supporto psicologico e reclutamento di un esperto di biomeccanica.

“Quando ho capito come risolvere i problemi alla battuta, mi sono resa conto che probabilmente potevo superare qualsiasi cosa accadesse nella mia vita”. Questa determinazione e resilienza hanno portato a una trasformazione straordinaria nella sua carriera. “Prima ero davvero depressa dopo le partite difficili, ma ora penso di essere un po’ più grande, quindi capisco che va bene, succede. Devo solo accettarlo e devo solo imparare e migliorare ciò che non ha funzionato bene oggi e cercare di fare meglio la prossima volta.”

Sabalenka è la n°1 del ranking sia nel singolare sia nel doppio, specialità che l’ha vista trionfare agli US Open 2019 e all’Australian Open 2021 in coppia con la compagna di racchetta Elise Mertens. 

Ha superato una crisi depressiva, in questo 2023 ha continuato a lottare e a giocare raggiungendo quel risultato agognato e divenuto il pretesto, forse, per fermarsi ad analizzare e per cambiare. Nelle sue dichiarazioni pare soffermarsi più sugli obiettivi che sul presente, che la coglie comunque di sorpresa. Il tennis sta cambiando e lo insegnano Serena, Naomi Osaka (che ha parlato senza filtri di salute mentale) e le altre. E anche Aryna Sabalenka, pur non esplicitandolo in questi termini, ma ribadendo il diritto a essere sé stessa e l’atleta che vuole continuare a diventare sta partecipando a questa discreta, ingombrante rivoluzione.