Sinner sta bene, la schiena non fa male e Montreal, per come è andata, non significa niente. Jannik a Cincinnati prosegue la marcia di avvicinamento all’US Open con la convinzione che il momento di portarsi a casa un altro Slam dopo l’Australian Open sia maturo. Anche le polemiche del pre olimpico, adesso, sono un passato remoto che non conta nulla.

Dentro Sinner qualcosa sarà pure rimasto – la voglia di rivalsa, per esempio, dopo una enormità di critiche non sempre giustificabili e opportune – ma l’abitudine che gli arriva dal tennis, di voltare pagina in fretta e guardare avanti, è un metodo ormai consolidato.

Sinner contro Michelson Jannik non ha più dolore Djoko manca, Alcaraz c’è Berrettini wild card

Sinner contro Michelson

Ripartire da Cincinnati e dalla sfida – sulla carta agevole – contro il padrone di casa Michelson – e il 19enne non può essere l’ostacolo – significa in primo luogo puntellare la preparazione partita in ritardo a causa della tonsillite e mettere nelle gambe e nei polmoni un ritmo diverso.

Montreal non conta ma non è stato un passaggio indolore: ci arrivava da detentore del titolo, essere uscito anzitempo per mano di Rublev gli ha comunque comportato una perdita di punti nell’Atp che – sebbene non influente ai fini del ranking attuale – lima il vantaggio su chi segue. Più ancora del ranking, certo, contava la percezione del corpo: è parso stanco ma, anche in questo caso, è una stanchezza figlia della rincorsa.

Jannik non ha più dolore

Quando Jannik si espone per dire che non ha dolore e non ha strascichi, segna il punto di approdo che collima con il programma confezionato dall’entourage. Gli allenamenti a Cincinnati sono stati intensi: quantitativi del lavoro e qualità della preparazione, il mantra è stato questo.

Poi, in seconda battuta, Sinner sa bene che l’importanza strategica di Cincinnati è suggerita dal fatto che in Ohio non ha mai vissuto grandi soddisfazioni e arrivare in fondo significherebbe rimpolpare anche il bottino di punti e tenere a debita distanza Djokovic e Alcaraz.

Djoko manca, Alcaraz c’è

Il serbo fresco vincitore olimpionico non ci sarà: ha cancellato la partecipazione e rinunciato a un virtuale di 1000 punti per concentrarsi sull’ultimo obiettivo si stagione, lo Slam numero 25 della carriera.

Carlito, invece, ha risposto presente: lo scorso anno fu finalista e anche lui, guardando al ranking, non può permettersi troppi passi falsi.

Berrettini wild card

C’è anche Berrettini: Matteo ha beneficiato di una wild card e proverà a dare continuità a un 2024 che, finalmente, pare avere incanalato i binari dei giorni migliori. In questi otto mesi ha inanellato vittorie solo sulla terra rossa ma il cemento americano non lo disprezza, con apice sommo in quella semifinale dell’US Open nel 2019.

Gli tocca un debutto tutt’altro che rose e fiori: Holger Rune non è imbattibile ma imprevedibile sì. Il danese si porta dietro una condizione non ottimale e pure l’ennesima rottura con Mouratoglu.

Il tentativo estremo di Berrettini sarà quello di infilarsi tra le teste di serie dello Slam americano e uscire al più presto dalla top 40 per stringere di più il divario con i primi 10. È 42esimo, Berrettini: ma se Matteo è tornato Matteo, resta un ranking bugiardo. Lo scopriremo presto.