La fine di un’era, ma non di una come tante. Quella che assieme alla dinastia Bulls degli anni ’90 ha probabilmente riscritto la storia della lega: c’è stata una NBA prima e ce ne sarà un’altra dopo l’avvento e la dipartita della famiglia Buss dai Los Angeles Lakers, la franchigia che hanno reso più grande di quanto già non lo fosse al momento del loro arrivo (era il 1979), quella che ancora oggi, al netto di un andamento sul parquet rivedibile (un titolo appena negli ultimi 15 anni), rimane la più affascinante e desiderata da ogni giocatore del pianeta.

Lakers venduti a quasi il doppio dei Celtics L’eredità della famiglia Buss: un mare di record inavvicinabili Walter è già nel futuro. E a Los Angeles ora si sogna

Lakers venduti a quasi il doppio dei Celtics

Non a caso i 10 miliardi di dollari che Mark Walter, CEO di TWG Group (una holding che ha interessi stratifichi in più ambiti industriali), ha speso per rilevare la maggioranza della franchigia rappresentano il record su scala globale, cifra mai vista prima neppure a queste latitudini. Quando Jerry Buss acquistò i Lakers 46 anni fa sborsò 67,5 milioni di dollari, acquisendo anche i Los Angeles King di hockey e la proprietà del Forum di Inglewood (più tardi sarebbe arrivata la nuova arena, oggi ribattezzata Crypto.com), nessuno avrebbe potuto immaginare che un giorno per il 66% della franchigia avrebbe potuto incassare una cifra tanto grande.

Per dare un’idea: quando Steve Ballmer acquistò i Clippers nel 2014 spese 2 miliardi di dollari, e quando i Boston Celtics sono passati di mano a Bill Chisolm lo scorso anno i soldi investiti per l’acquisto sono stati complessivamente 6,1 miliardi di dollari. I Lakers hanno “stracciato” tutti: evidentemente il valore della franchigia californiana va oltre ogni immaginazione. E non è un modo di dire.

L’eredità della famiglia Buss: un mare di record inavvicinabili

Cosa cambierà adesso a casa LeBron? Sulla carta, poco o nulla. Perché la famiglia Buss resterà comunque legata ai Lakers: Jeanie, la figlia del compianto Jerry (scomparso nel 2013), manterrà il ruolo di “governor”, una sorta di figura “equilibratrice” che dovrà servire in ogni momento per rimettere a posto i cocci che inevitabilmente si romperanno (a Los Angeles la quiete è sempre solo apparente).

Walter però potrà continuare nel percorso che la franchigia ha intrapreso di recente, quando a febbraio è andata all in portando alla corte del Re quel Luka Doncic che in un modo o nell’altro è destinato a diventare l’uomo della provvidenza negli anni a venire, il nuovo perno attorno al quale costruire un’altra stagione di successi.

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Dopotutto l’NBA è fatta di cicli, e quelli che la famiglia Buss ha mandato agli annali hanno fatto la storia: quando arrivarono nel 1979 pescarono subito Earvin “Magic” Johnson al Draft e un anno dopo festeggiarono il primo degli 11 anelli conquistati durante la loro gestione. Epiche le sfide contro i Boston Celtics negli anni ’80, epici i 5 titoli con Phil Jackson in panchina del primo decennio del nuovo millennio, i primi tre con la coppia Kobe-Shaq, gli ultimi con Gasol e lo stesso Bryant. Dal 1979 i Lakers hanno primeggiato in tutto: primi per percentuale di vittorie (60,4%), primi per partite vinte nei play-off (301), primi per titoli conquistati (11), primi per partecipazioni ai play-off consecutive (17), primi per MVP vinti (6).

Walter è già nel futuro. E a Los Angeles ora si sogna

Walter è anche CEO di Guggenheim Partners, un fondo con asset per 325 miliardi di dollari, che a Los Angeles è già proprietario dei Dodgers che militano nella MLB. Inoltre, negli anni ha acquisito anche le Los Angeles Sparks (NBA femminile) e il team Cadillac che si appresta a fare il suo debutto in Formula 1 nel 2026.

Quattro anni fa aveva acquisito il 26% delle quote azionarie dei Lakers, ora semplicemente ha deciso di prendersi quasi tutto il pacchetto. L’ambizione non gli manca: da giorni i rumors di mercato accostano a Los Angeles diversi giocatori funzionali al percorso che JJ Redick vorrà compiere nella prossima annata, dopo che quella corrente s’è fermata al primo turno play-off contro Minnesota.

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Doncic ha già cominciato a mettersi in forma (Magic Johnson non gliele ha mandate a dire e lo sloveno sembra avere capito l’antifona), LeBron ha voglia di regalarsi un ultimo giro di giostra (tanto per lui età biologica e carta d’identità non coincidono…) e con l’innesto di un paio di difensori (soprattutto un buon centro) la sensazione è che nel 2026 qualcosa di buono potrebbe accadere. E c’è già chi è pronto ad accostare alla franchigia alcune delle stelle più luminose del mondo NBA: Antetokounmpo, Jokic ed Embiid sarebbero solo i primi della lista.