Parigi è dietro l’angolo, e Julio Velasco ha pronto il piano da medaglia. Perché tornare a casa senza un metallo, qualsiasi sia il valore, non sarebbe soddisfacente: l’Italia del volley femminile non è mai salita sul podio olimpico, anzi non ha mai disputato neppure una semifinale nei torneo a cinque cerchi, ma stavolta tutto lascia presagire che il finale possa rivelarsi differente. E sfatare un tabù che non rende giustizia soprattutto a una nazionale che da 25 anni a questa parte è entrata stabilmente nel gotha del volley mondiale.

Una medaglia è sempre una medaglia L’ultimo “taglio” e i cambi di abbinamenti in camera La scelta dello staff con i big: “Alzare il livello è importante” Interpretare l’errore: “Non voglio vedere mai alzate…”

Una medaglia è sempre una medaglia

A dirla tutta, anche Velasco ha un conto aperto con le olimpiadi. Barcellona ’92 e (soprattutto) Atlanta ’96 gridano vendetta: in entrambi i casi a buttare fuori l’Italia (maschile) fu l’Olanda, che ironia del destino ritroverà lungo la strada anche nel percorso parigino, se è vero che il 1° agosto il secondo match della fase a gironi vedrà le azzurre opposte proprio alle arancioni. “Ma io non ho conti da saldare con nessuno”, taglia corto Julio.

“Il passato è passato. Adesso penso solo a questa avventura, alle persone che avrò al mio fianco e a ciò che saremo in grado di raggiungere. Un’olimpiade è qualcosa che esce dal contesto: si punta a tornare a casa con una medaglia, anche se fosse di bronzo ne sarà valsa la pena e ce la prenderemo ben volentieri, perché vorrà dire che per arrivare a metterla al collo avremo fatto tanta fatica”.

L’ultimo “taglio” e i cambi di abbinamenti in camera

Velasco s’è aperto a Il Resto del Carlino cercando di offrire un quasi esaustivo sulla nazionale che porterà ai giochi. Anche se nell’arco di 72 ore andrà fatta una prima, “dolorosissima” scelta: “Sarebbe stato facile “tagliare” una giocatrice che in allenamento non si fosse dimostrata all’altezza. Invece ho visto grande impegno da parte di tutte, e sinceramente sono davvero in grossa difficoltà, perché chiunque resterà fuori avrebbe meritato di far parte del gruppo”.

Alla fine la scelta dovrebbe ricadere su una tra Sara Bonifacio e Gaia Giovannini, centrale la prima, schiacciatrice la seconda. Con Ilaria Spirito destinata a fungere da “riserva viaggiante”, cioè un’atleta che pur non alloggiando nel villaggio olimpico dovrà stare nelle vicinanze per essere pronta a unirsi al gruppo in caso di infortunio serio di qualche altra compagna precedentemente convocata.

“A Cervia abbia trascorso giornate proficue. Ho voluto lasciare le ragazze molto libere: non dormivamo neppure nello stesso albergo, e al di fuori degli orari di allenamento potevano anche andare a cena fuori senza problemi. Durante la VNL ho fatto un esperimento: abbiamo cambiato spesso gli abbinamenti delle camere, così da consentire alle ragazze di far emergere eventuali problemi. In un paio di situazioni mi hanno riferito che la cosa ha funzionato, e questo è un bel modo di crescere insieme”.

La scelta dello staff con i big: “Alzare il livello è importante”

Velasco a Parigi sa di avere tra le mani un’Italia da medaglia. Una nazionale che poggerà soprattutto le spalle sulla qualità e la potenza di Paola Egonu. “Lei è una ragazza semplice, ma che deve saper convivere con una popolarità notevole. È come Sinner, Jacobs o Messi: tutti ne parlano e tutti sono pronti a criticare quando le cose vanno male. Pensate a Messi prima che vincesse il mondiale in Qatar… in Argentina su di lui ne dicevano di tutti i colori. A me però Paola in queste settimane è servita per lavorare su alcuni dettagli tecnici che sono convinto torneranno utili in vista dei giochi”.

Dove Julio avrà uno staff di fuoriclasse: Barbolini e Bernardi curano rispettivamente la fase a muro e quella in attacco. Avrei voluto anche Gaspari, ma non è stato possibile portarlo con noi. Perché ho fatto questa scelta? L’avevo vista fare in passato da altre nazionali, tipo Stati Uniti e Argentina, e in più di un caso aveva funzionato. Avere tecnici preparati è un bene, anche se poi non è che ci sia bisogno di dare troppe informazioni alle giocatrici: serve dare quelle giuste al momento giusto, e loro sanno cosa fare”.

Interpretare l’errore: “Non voglio vedere mai alzate…”

Il passaggio dal volley maschile a quello femminile non sembra aver modificato più di tanto l’approccio di Velasco con metodologie e sintesi. Eppure differenze ve ne sono, soprattutto nell’atteggiamento delle giocatrici rispetto ai colleghi maschi. “Vedo tante volte le mie atlete alzare le mani e ammettere vistosamente di aver sbagliato. Ecco, questa cosa secondo me è sbagliata: se uno recita il “mea culpa” e si fa carico dell’errore, allora se lo porta anche nell’azione successiva. Tra i maschi questa cosa si nota meno: loro non sono così abituati ad auto accusarsi e voltano subito pagina. Per questo ho detto alle ragazze che quando faranno un errore grossolano dovranno pensare che si sia trattato di una fake news”.