Uno spettacolo nello spettacolo: Tadej Pocagar attacca, Jonas Vingegaard risponde. Con i suoi tempi, che pure coincidono con le attese. Perché a Le Lioran alla fine è clamoroso sprint a due, e a sorpresa vince il danese. Che recupera un secondo alla maglia gialla, che era stata lesta a mettere le ruote avanti sia nell’ultimo GPM di giornata sul Col de Pertus (che assegnava abbuoni: 8 secondi al primo, 5 al secondo e due al terzo), ma che non è riuscito a spuntarla nella volata a due, di fatto costretto ad accontentarsi dei 6 secondi d’abbuono riservati al secondo (10 per Vingo). Segnali bellicosi ma anche meravigliosi: la battaglia è soltanto all’inizio, e la sensazione è che i valori potrebbero essere ribaltati in un amen.
Pogacar accende la miccia, Vingo gestisce lo sforzo Il ribaltone: Vingegaard sembra quello dei giorni migliori Ciccone, che bravo: quinto di tappa, decimo nella generale
Pogacar accende la miccia, Vingo gestisce lo sforzo
Lo spettacolo del
Tour è anche e soprattutto questo:
mai una tappa scontata, mai una frazione dove non succede qualcosa. Forse soltanto quella di ieri
(vinta in volata da Philipsen) ha fatto eccezione: la prima giornata con le montagne (in attesa di quelle dei
Pirenei) non ha tradito le attese, con
Pogacar lesto a scattare ai -31 dall’arrivo quando il gruppo dei migliori sta scollinando il
Puy Mary Pas de Payrol.
Più che uno scatto, una progressione inesorabile:
Roglic prova a rispondere ma cede gradualmente qualche metro,
Vingegaard resta sornione e poi si porta appresso l’ex compagno di squadra, che dopo qualche centinaia di metri preferisce
andar suo del suo passo per evitare il fuori giri.
Evenepoel nemmeno accenna una risposta, perché sa che in salita deve giocare esclusivamente in difesa.
In cima alla penultima asperità di giornata
Pogacar ha una decina di secondi su Vingo, una ventina su
Roglic e oltre 30 su
Evenepoel, che in discesa come da copione ne perder qualcun altro ancora. Ma è soprattutto
Vingegaard a veder lievitare il proprio ritardo, che s’avvicina a 30 secondi quando
Tadej è già sul Col de Pertus.
Il ribaltone: Vingegaard sembra quello dei giorni migliori
Tutto lascerebbe presagire un epilogo già delineato:
Pogacar da solo verso Le Lioran, con il
Tour non propriamente ammazzato, ma comunque abbastanza delineato. E invece
Vingegaard, dopo le difficoltà (lecite) in discesa, quando la strada torna a salire
ritrova tutta la verve dei giorni migliori: lo sloveno perde qualche pedalata e capisce che da dietro il danese sta tornando su forte, tanto che a poche centinaia di metri dalla vetta del
Pertus il
ricongiungimento è inevitabile.
Dietro Roglic si fa raggiungere da Evenepoel e vanno del loro passo, tenendosi a una trentina di secondi di distanza dal duo di testa.
Pogacar è visibilmente più affaticato, ma lo sprint con in palio gli abbuoni al
GPM lo vede prevalere (come da pronostico). Il secondo sprint però a sorpresa
se lo prende il bicampione in carica. Che resta sempre davanti prima di lanciare la volata, resistendo poi al tentativo di rimonta del rivale, che prova a rilanciare due volte, ma senza esito.
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Ciccone, che bravo: quinto di tappa, decimo nella generale
Il vero colpo di scena, oltre alla vittoria di
Vingo, riguarda però
Roglic: una scivolata a poche centinaia di metri dall’arrivo lo costringe a scendere di bicicletta e ad aspettare il cambio in corsa, con relativa perdita di una trentina di secondi rispetto ad
Evenepoel, che arriva con 25 di ritardo dal vincitore di giornata (
Roglic chiude con 55:
una mazzata).
Dietro i
“marziani”, un barlume d’Italia con
Giulio Ciccone che giunge a 1’47” e così facendo balza in top ten, distante 7’43” da
Pogacar. In classifica
Evenepoel rimane secondo, ma vedendo lievitare il ritardo a 1’06”, con
Vingegaard che lo segue di appena 8 secondi.
Roglic, al netto della sfortuna patita nel finale, vede il podio decisamente più distante, col ritardo parziale salito a 2’45”.
Almeida e Ayuso, seppur gregari di
Pogacar, rimangono in top ten al quinto e nono posto.
Domani l’arrivo a
Villeneuve-sur-Lot, potrebbe strizzare di nuovo l’occhio alle
ruote veloci, a meno che qualcuno non proverà a far saltare il banco da lontano, con le asperità maggiori poste a inizio tappa.