“Non è la freccia, è l’indiano”. Una delle frasi più celebri di Suits si incastra alla perfezione nella Torino bianconera di oggi, dove il problema non sembra (solo) l’attaccante, ma chi ha deciso di acquistarlo. È questo il clima in casa Juve dopo i primi mesi della gestione Comolli: alta spesa, bassa resa. Il nuovo corso doveva cambiare tutto, ma i volti nuovi – soprattutto davanti – non hanno ancora inciso. E tra campo e scrivania, la tensione è salita, con le colpe della dirigenza e dell’allenatore messe sul tavolo.

Juve: attaccanti nuovi, problemi vecchi Tudor vs Comolli: il nodo Kolo Muani Investimenti, sì. Risultati, no Madrid snodo cruciale, ma non decisivo

Juve: attaccanti nuovi, problemi vecchi

Doveva essere il colpo della svolta, invece Openda è finito presto ai margini. Arrivato per 44 milioni (da versare il prossimo anno) dal Lipsia, il belga ha giocato appena 204 minuti senza lasciare tracce, se non qualche tentativo scomposto e l’inquietante dato di zero gol segnati da oltre sei mesi, tra club e nazionale. Tudor lo ha già escluso contro il Como, preferendo altre soluzioni. Un segnale forte, reso ancor più rumoroso dalle parole sibilline dell’allenatore: “Il Como ha potuto scegliere tutti i suoi giocatori. Una bella cosa…”. Tradotto: io no. Anche se la risposta di Fabregas non si è fatta attendere.

Ma Openda non è l’unico punto interrogativo. Anche Jonathan David, il primo acquisto dell’era Comolli, fatica a trovare ritmo. Il canadese – 6 milioni l’anno, secondo solo a Vlahovic per ingaggio – è partito con il botto ma poi si è spento tra rotazioni e incertezze. Un gol all’esordio e poco altro. Ha qualità, certo, ma anche bisogno di fiducia. Come ha detto Zidane: “Anche io faticai all’inizio alla Juve”. L’impressione è che Tudor lo stia gestendo con più pazienza, ma servono risposte in fretta.

Tudor vs Comolli: il nodo Kolo Muani

Dietro le scelte di campo, ci sarebbe uno scontro di idee (mai esploso pubblicamente) tra Igor Tudor e Damien Comolli, come riportato dalla Gazzetta. Il tecnico croato, sin dall’estate, aveva chiesto un mercato mirato, con pochi innesti ma funzionali: il riscatto di Kolo Muani in primis, un centrocampista di livello e un esterno affidabile. Il dg, invece, ha fatto altro: 100 milioni spesi per Conceiçao (unico nome condiviso), David, Openda, Zhegrova e Joao Mario.

Il punto di frattura? Proprio il “vecchio” Randal. Tudor lo voleva per la sua duttilità e per il legame già costruito nello spogliatoio. Ma il prezzo chiesto dal Psg era alto. Comolli ha puntato allora su Openda, senza convincere il tecnico, che oggi considera entrambi gli attaccanti “alternativi” a Vlahovic e non complementari. Il risultato? Malintesi, giocatori poco impiegati e uno scontento che è esploso dopo il ko con il Como.

Investimenti, sì. Risultati, no

Che il mercato bianconero fosse stato “rivoluzionario” era chiaro fin da settembre. Ma ora, a due mesi dall’inizio della stagione, la Juventus si ritrova con più domande che risposte. Joao Mario è stato utilizzato solo tre volte e ha convinto meno di Kalulu adattato esterno. Zhegrova, preso per 14,3 milioni, ha giocato 36 minuti totali, frenato dagli infortuni che Tudor temeva già in estate.

Alla fine, dei nuovi acquisti solo David sta trovando spazio, mentre gli altri restano più un peso che un’opportunità, almeno per ora. Anche per questo, Comolli avrebbe parlato chiaro alla squadra, invocando maggiore responsabilità, come spiegato da Tuttosport. Un discorso che sa tanto di mossa preventiva, perché i risultati non stanno seguendo i proclami estivi.

Madrid snodo cruciale, ma non decisivo

Il faccia a faccia tra Comolli e Tudor ha un obiettivo comune: blindare il gruppo in vista della trasferta al Bernabeu. Una partita simbolica, un palcoscenico che può rilanciare Openda (che Tudor sta valutando come soluzione dal primo) e forse anche David, che proprio contro il Real ha già segnato. Ma al di là del campo, la Vecchia Signora dovrà chiarire chi prende davvero le decisioni. Perché tra mercato, gestione e visione tecnica, i cortocircuiti sono stati troppi. La stagione è ancora lunga, ma il credito d’attesa sta finendo. E un gol al Real potrebbe valere molto di più di tre punti.

Alla Continassa si spende, ma non si segna. Il mercato estivo, figlio della nuova gestione Comolli, doveva rilanciare la Juventus. Invece ha aperto tanti punti interrogativi, con la gestione del tecnico che è sotto la lente d’ingrandimento. Openda e David non hanno (ancora) risolto i problemi offensivi, e il tecnico Tudor si sente lasciato solo, con richieste ignorate e scelte imposte. Il confronto tra allenatore e dirigenza è stato franco, ma il vero verdetto arriverà sul campo. Prima tappa: Madrid. E se non sarà svolta, sarà resa dei conti.