L’effetto Tudor in casa Juventus sembra essere già svanito. Dopo l’era Thiago Motta, l’allenatore croato era stato accolto con entusiasmo e le prestazioni sono arrivate. La qualificazione in Champions League, l’accesso agli ottavi del Mondiale per Club estivo e un buon pre campionato. Dopo mesi di confusione, la squadra sembrava aver ritrovato un’identità ben precisa e l’inizio stagionale faceva presagire per il meglio. Oltre a una buona sistemazione tattica, c’era anche tantissimo cuore, vedi le partite contro Inter e Borussia Dortmund. Ma nel giro di qualche settimana sembra tutto finito e il posto di Tudor è tutt’altro che sicuro.

Tudor in bilico: la sconfitta di Como pesa Il rapporto con Comolli e le due partite decisive contro Real e Lazio Tudor, i possibili sostituti alla Juve: c’è Spalletti Come cambierebbe la Juve con Mancini e Palladino

Tudor in bilico: la sconfitta di Como pesa

La prima sconfitta stagionale arriva a Como, forse la peggiore squadra che la Juventus potesse affrontare in questo momento. I bianconeri hanno sofferto tanto la velocità e la fantasia degli avversari. Hanno provato a reagire, sono andati vicini al pareggio per provare l’ennesima rimonta, ma dopo la magia di Nico Paz tutti si sono spenti. Juve che perde tre punti e un’occasione d’oro per agganciare Roma, Napoli e Inter. Invece ora si ritrova al settimo posto dietro anche a Bologna e Como. Una sconfitta che arriva dopo cinque pareggi consecutivi: l’ultima vittoria risale alla pazza partita contro l’Inter, oltre un mese fa, vinta più di nervi che con altro.

Diversi gli errori imputati a Tudor sul momento della Juventus. Dalla difesa a quattro all’ostinazione sul voler schierare giocatori non in forma dal 1′, come David e Koopmeiners. Nonostante una buona prestazione di entrambi a Como, i due sono visibilmente ben lontani dal loro miglior momento, eppure continuano a essere titolari. Ma il problema principale rimane la confusione tattica. Contro il Como Tudor ha cambiato tre moduli in 80 minuti: prima il 4-3-3, per poi passare al 4-4-2 e poi ancora all’estremo 4-2-4 per provare a riaprirla nel finale. Ed è solo la punta dell’iceberg.

Il rapporto con Comolli e le due partite decisive contro Real e Lazio

Prima della partita contro il Como, c’era stato anche un incontro tra Comolli e Tudor dove si è parlato principalmente di tattica e dove i due hanno esposto le loro idee su come sistemare la difesa dopo l’infortunio di Bremer. Il dirigente ha caldeggiato la strada della linea a 4, ma l’allenatore ha ribadito il fatto di andare per la sua strada, senza però escludere delle modifiche in corsa. Comolli si aspettava una manovra più drastica e sembra che i rapporti tra la guida tecnica e quella dirigenziale non siano mai stati così freddi. A peggiorare la situazione, le parole di Tudor nella conferenza stampa alla vigilia della sfida dove si percepisce una certa “invidia” verso Fabregas che ha potuto scegliere i suoi giocatori sul mercato. Non è stato così per Tudor che è rimasto deluso dalla differenza di ciò che aveva chiesto con ciò che ha avuto.

E ora in casa Juve è già il momento delle analisi, se sia troppo presto cambiare o se è proprio il momento giusto per farlo. Per i bianconeri è appena iniziato un tour de force importante, con 7 partite in 21 giorni e avversarie tutt’altro che semplici. La prima tra due giorni, mercoledì al Bernabeu contro il Real Madrid. Sfida fondamentale per provare a sistemare la classifica in Champions League e dove la squadra dovrà dimostrare di avere qualcosa dentro. Questa e quella contro la Lazio, la prossima in campionato, saranno decisive per capire se Igor Tudor continuerà a essere l’allenatore della Juventus, o se la sua terza esperienza juventina è già finita.

Tudor, i possibili sostituti alla Juve: c’è Spalletti

L’allenatore dovrà dimostrare di essere all’altezza del ruolo quando già iniziano a circolare i primi nomi sui possibili sostituti, non proprio la migliore delle situazioni. Ma, in caso di addio, la Juventus non può farsi trovare impreparata. Al tempo stesso, deve guardare anche i conti dato che a libro paga c’è ancora Thiago Motta. Intanto, i nomi principali che sono iniziati a circolare sono tre: i due ex ct della Nazionale Spalletti e Mancini, e l’ex Palladino.

Tre allenatori molto diversi da Tudor e diversi tra loro. Spalletti, per esempio, predilige una difesa a quattro con un gioco verticale ma più centrale rispetto a Tudor. Si riempie il centro per svuotare le fasce e lasciare spazio agli esterni. Mentre in fase di non possesso sarebbe fondamentale il pressing alto e la linea difensiva che lavora a zona. Ipotizzando un 4-2-3-1, Yildiz sarebbe l’indiziato principale per andare a occupare la trequarti centrale.

Come cambierebbe la Juve con Mancini e Palladino

Stesso modulo che potrebbe utilizzare Roberto Mancini, che è un estimatore anche del 4-3-3. Con lui, la costruzione dal basso diventerebbe un mantra da seguire incondizionatamente. La qualità del gioco dovrà essere alta e la ricerca del bel gioco costante. Cambierebbe tutta la mentalità tattica rispetto a Tudor: la punta sarebbe più coinvolta nel gioco abbassandosi e lasciando lo spazio centrale per gli inserimenti dei compagni.

Infine Raffaele Palladino, il più giovane dei tre rimasto senza squadra dopo l’addio burrascoso con la Fiorentina. Si era parlato di un suo ritorno anche la scorsa estate, ma poi è stata rinnovata la fiducia a Tudor. Con Palladino, la Juventus rimarrebbe con il 3-4-2-1, ma con un difensore che spesso si sgancia per occupare eventuali spazi liberi a centrocampo. Gli esterni rigorosamente a piede invertito per cercare il tiro o l’imbucata, più che l’occupazione dell’area. Fondamentale con Palladino sarebbe l’uno contro uno a tutto campo, già dal pressing alto sugli avversari.