Era uno dei suoi amici più cari: a Sven Eriksson, morto ieri di tumore a 76 anni, Roberto Mancini deve tanto, tantissimo («Io ho smesso di giocare alla Lazio e ho iniziato subito a fare l’assistente di Eriksson. Ho rubato molto molto da lui, è stato fondamentale in quello che sono oggi») e intervistato da Il Giornale ne ricorda la figura e rivela anche il rammarico mai sopito di aver dovuto lasciare la panchina della nazionale italiana.

L’ultima telefonata con Eriksson Il ricordo di Vialli e Mihajlovic La scelta di Dybala Il sogno del Mancio

L’ultima telefonata con Eriksson

Mancini è ancora scosso dalla notizia e dice a Il Giornale: «È un notizia che non avrei mai voluto ascoltare anche se sapevamo che le condizioni di Sven erano drammatiche. Alla fine ci speri sempre. L’avevo sentito circa 20 giorni fa. Stava con i figli, mangiando e bevendo. Di buonissimo umore. Ci ho parlato al telefono. Mi ha detto (Imitando la voce italo svedese di Eriksson ndr) «Sto bevendo un vino delle tue parti, Mancio. Un bianco marchigiano straordinario. Ci siamo fatti una grande risata. Non ha mai perso il buonumore. Anche questo l’ha reso l’uomo straordinario che era».

Mancini l’aveva visto non molto tempo fa allo stadio di Genova quando la Sampdoria aveva dedicato ad Eriksson un tributo speciale: «Sì. In quell’occasione ho potuto passare del tempo con lui. Aveva una positività e dignità straordinarie che non lo hanno lasciato per un solo secondo. Eppure sapeva che stava per morire».

Il ricordo di Vialli e Mihajlovic

In pochi mesi il Mancio ha perso tre figure importantissime nella sua vita: Sinia Mihajlovic poi Gianluca Vialli e adesso Eriksson: «Sono tre persone che hanno fatto veramente parte della mia vita. In gioventù, da calciatore, Mihajlovic e Vialli come compagni e Sven come maestro. Con Sven nella Samp e nella Lazio, con Vialli fino all’ultimo europeo. Eriksson è stato un maestro di vita. Un allenatore grandissimo. Ha fatto bene in tutte le squadre che ha allenato: ha portato tattica e anche soprattutto tanta gentilezza. Le posso raccontare un aneddoto?».

«Ricordo di una volta, ai tempi della Sampdoria, allenatore Boskov, avevamo appena perso la coppa dei campioni in finale contro il Barcellona ed era un momento nel quale la società stava cambiando gran parte dei giocatori. Io e Vialli incontrammo Sven a Monte Carlo e gli spiegammo che a Genova si stava benissimo e che sarebbe stata una gran cosa se lui fosse venuto ad allenarci, lui venne alla Sampdoria, purtroppo però vendettero Vialli e Sven trovò solo me. Che sfortuna».

Di lui Eriksson diceva che era un talentuoso adorabile “rompipalle”: “«Spesso si è arrabbiato con me. Io non ero un tipo tranquillo, in campo protestavo spesso con gli arbitri, con i compagni. Sven, che mi conosceva molto bene e soprattutto mi voleva molto bene, anche perché gli facevo spesso vincere le partite… si arrabbiava. E quando si arrabbiava gli venivano le guance rosse».

Poi Mancini parla della sua avventura con la nazionale araba: «Credo si stia facendo un buon lavoro. Fra poco, il 10 e il 15 settembre, andremo a giocare il secondo girone per la qualificazione ai mondiali. Non sarà semplice perché ci troviamo a competere con un gruppo piuttosto forte, però ci metteremo tutta la forza, l’impegno e la determinazione per farcela. Che non fosse il calcio europeo lo sapevo, non l’ho scoperto andandoci. Sta migliorando mese dopo mese anche grazie ai tanti giocatori europei che sono venuti qui a giocare. Il livello del campionato si è alzato e sono certo migliorerà ancora in vista dell’Asian-cup che si disputerà in Arabia e anche del mondiale del 2034».

La scelta di Dybala

Dybala, in controtendenza, ha rifiutato molti milioni dall’Arabia per rimanere a giocare nel campionato di serie A in Italia: «Dybala è giovane e aveva voglia di continuare a giocare in un campionato di alto livello. Gioca nella Roma che è un grande club tra le grandi della serie A, quindi credo che la sua scelta non sia stata sbagliata. E poi Dybala gioca nella nazionale Argentina quindi ha tutto l’interesse a restare in un campionato alto che possa metterlo in luce. Per me è un grande giocatore, addirittura nel 2016, quando allenavo l’Inter, avevamo quasi chiuso la trattativa per averlo in squadra».

Il sogno del Mancio

Nel 2021 l’Italia con Mancini in panchina è salita sul tetto d’Europa, in Germania la nazionale di Spalletti è stato un flop: «Statisticamente è impossibile vincere gli europei due volte di seguito. È chiaro che ci siamo trovati davanti una nazionale piena di ragazzi un po’ più giovani, con i quali però eravamo andati nelle fasi finali della Nations league battendo Germania e Inghilterra. Si stanno inserendo giocatori nuovi quindi ci vorrà un po’ più di tempo anche se io penso, a differenza di quello che ho letto, che i giocatori scesi in campo siano tecnicamente bravi. Non dimentichiamo che le stesse critiche sui giocatori le fecero anche prima che vincessimo l’europeo del 2021. È un classico che si usa dire, non abbiamo giocatori. È chiaro a tutti che non abbiamo più i giocatori di 15 anni fa, però è ingeneroso dire che la nazionale italiana non ha dei bravi giocatori».

Gli chiedono se ha sofferto un po’ quest’estate durante gli europei nel non vedersi più su quella panchina: «Posso non risponderle? La mancata qualificazione ai mondiali con la nazionale italiana mi pesa tanto perché avremmo potuto fare una bella figura al mondiale. E non vedere la nazionale italiana, vincitrice degli europei, in quella competizione, non può non far male. Se mi manca? Posso saltare anche questa? Chiaro che era la mia collocazione ideale. Allenare la nazionale italiana è stato un grandissimo onore e privilegio per me. Non sempre le cose vanno come si spera, ma oggi il mio assoluto impegno è con la nazionale saudita. Però chissà che, un giorno, si possa rivincere il mondiale insieme».