Si stanno rilassando in montagna dopo giorni difficili Martina Colombari e Billy Costacurta: il caos creato dai video choc postati dal figlio Achille ha lasciato scorie e polemiche ma ormai è alle spalle. L’ex difensore del Milan si confessa nella nuova puntata di “Stories”, il ciclo di interviste ai principali interpreti dello spettacolo di Sky TG24. Titolo dello speciale: “Alessandro Costacurta – Difendimi per sempre”. In onda lunedì 19 agosto alle 21.00 su Sky TG24, alle 24.00 su Sky Sport Calcio e sempre disponibile On Demand.

Costacurta ammette colpe nel rapporto con gli adolescenti Come Billy ha conquistato Martina Il rapporto con Capello Il pensiero di lasciare il Milan

Costacurta ammette colpe nel rapporto con gli adolescenti

Non affronta direttamente il tema del figlio Achille dopo tutto quello che è successo ma Costacurta dice al riguardo: “Mio figlio è molto ammirato dalla mia pazienza, mi riconosco questa dote che mi ha aiutato anche a superare momenti difficili. E ho veramente tenuto compagnia ad Achille, non potrà mai dire che non sono stato presente”. L’ex rossonero poi allarga lo sguardo a tutta una generazione di ragazzi che fatica a trovare il proprio posto nel mondo, “proprio perché vedo che insieme a mio figlio c’è quasi una generazione di adolescenti che fanno molta fatica e vorrei cercare di aiutarli. Hanno bisogno di una mano e forse noi adulti ce ne stiamo fregando un pochino troppo”.

Come Billy ha conquistato Martina

Costacurta rivela anche come conquistò sua moglie, Martina Colombari che aveva parecchi spasimanti: “c’era una fila, ma io sono stato sempre bravo nell’anticipo” ha scherzato. “A quel tempo faceva le sfilate e chiamai direttamente Giorgio Armani per avere un posto in prima fila. Dopo la sfilata c’era un after party allora mi feci invitare anche lì, la corteggiai a quella festa e da lì nacque tutto”.

Il rapporto con Capello

La storia di Billy Costacurta inizia in una palazzina in provincia di Varese dove “i miei vicini erano gli zii e cugini, 21 cugini, che vivevano nello stesso posto. La mia infanzia è stata sotto un certo punto di vista meravigliosa, l’unico momento di difficoltà è quando mia madre ha perso una bambina, ma non ero ancora nato. Questo fatto ha un po’ accompagnato la storia di quel palazzo”. Il padre Giuseppe morì, invece, quando aveva appena 17 anni, una figura importante nella sua vita e in quegli anni difficili è Fabio Capello che lo accoglie sotto la sua ala e lo cresce come un figlio. “Capello venne al funerale e gli dissi ‘Ci vediamo quando sto meglio, no?’ ‘Tu domani viene ad allenarti perché noi abbiamo una finale’ rispose. Un po’ è quello che mi lega a Capello in quella maniera, perché in un certo senso è intervenuto lui nella figura di padre. Il giorno dopo andai ad allenarmi”.

Ma l’amore per il calcio nacque quasi casualmente, dato che la sua principale passione era il basket, ma “mia madre lavorando mi mandava a giocare con mio fratello maggiore e lui giocava a calcio. Sono cresciuto quando avevo 7-8 anni a giocare con quelli di dieci. Credo che in un certo senso certo abbia aiutato” racconta. Ma non c’è solo lo sport in gioventù, una delle più grandi passioni di Costacurta era il ballo. “Sognavo di essere come Tony Manero e diciamo che ero un ballerino che ha tempo, ma poi in realtà quando ho cominciato ad essere riconosciuto ho iniziato a vergognarmi perché non mi sentivo all’altezza. Prima ballavo sempre”.

Il pensiero di lasciare il Milan

Poi la grande carriera da calciatore, perno fondamentale per la difesa del Milan dagli anni ’90 al 2007, l’anno del ritiro. Oltre alle coppe, il Milan gli regala quello che tutt’oggi è il suo soprannome, “Billy”, quando al primo allenamento da ragazzino coi rossoneri, l’allenatore Fausto Braga, vedendolo continuamente perder palla gli disse “Va a giucà al Billy!” (“Vai a giocare al Billy!”), alludendo allo sponsor della squadra di basket meneghina all’epoca. Il resto è storia. 20 anni con la stessa maglia addosso ma anche Billy ha sentito negli anni l’esigenza di lasciare il Milan per fare delle nuove esperienze, “C’era in me una voglia di andare da qualche altra parte, avevo già vinto qualcosa qui in Italia. Ci fu un momento in cui dico che non era un esaurimento, nemmeno una depressione, però ho cominciato a soffrire un po’. Avevo voglia di scappare, di non essere riconosciuto, di poter ballare” ha confessato, “Tutto era legato al Milan, perché mi rendevo conto che io nello spogliatoio mi sentivo importante e quindi non ho mai lasciato quella squadra. È stata una scelta, però ogni tanto un rimorso ce l’ho”.

Infine, un commento sulla celebre frase di Gianpiero Boniperti ‘Vincere non è importante, ma è l’unica cosa che conta’: “Non sono mai stato d’accordo con quella frase di Boniperti. Credo che le sconfitte aiutino veramente e non ho mai pianto per una vittoria né per una sconfitta. Poi è buffo da dire per me che ho vinto 5 Coppa dei Campioni, ma sono l’unico che ha vinto la Champions e non ha una foto con la Coppa”.