“Provo un grande dispiacere, ho lavorato 30 anni al Milan, sono milanista ed è un grande dolore vederlo in queste condizioni” Che idea si è fatta del crollo verticale dei rossoneri?
“L’idea che si sono fatti tutti: non ci sono punti di riferimento nè in campo nè fuori”. Il problema non è solo tecnico?
“No, c’è una crisi di identità e di senso di appartenenza. Per 20 anni con Berlusconi e Galliani tutto questo c’era sempre stato, ora non più”. Eppure il Milan ha vinto lo scudetto con Pioli e non era preistoria…
“Sì ma è nei momenti difficili che serve l’identità, manca un periscopio che indichi la rotta e che faccia da guida. Solo attraverso quei valori puoi uscire fuori da questo periodo-no” Lei ha conosciuto l’Ibrahimovic giocatore, si aspettava di più da lui come dirigente?
“Quando le cose vanno male le colpe sono di tutti, non è solo colpa sua. Io avevo detto da tempo che questo Milan non era competitivo e purtroppo ci ho azzeccato. Non c’è chiarezza di idee, lo dimostra anche il mercato” Tassotti può essere l’uomo giusto per raddrizzare la baracca?
“Sì, è stato 20 anni nel Milan, ha fatto anche l’allenatore assieme a Cesare Maldini. Persone come lui e come tutti i Maldini, da Cesare a Paolo, rappresentano il Dna del Milan. Mauro è in gamba. Certo quando si cambia tanto non è mai un buon segno ma ora servono equilibrio, identità e appartenenza perché come valori tecnici non è tutto da buttare anche se si vedono sempre gli stessi errori, sia individuali che di squadra. Sono criticità enormi che si ripetono, io non posso che sperare in una ripresa”.