Momento delicato per Alvaro Morata, che continua a vivere un rapporto complicato con la nazionale spagnola, come dimostra il rigore fallito contro il Portogallo di Cristiano Ronaldo nella finale di Nations League. Una scena che ha ricordato a molti il penalty sbagliato dall’ex attaccante della Juve contro l’Italia ad Euro 2020. Nel mezzo, la depressione e il tormentato rapporto con Alice Campello, a cui si è riavvicinato al momento del suo trasferimento al Milan.

Morata non fa drammi: “Il rigore? La vita è così, deve rialzarti” Morata e la depressione Morata: “Vincere il Mondiale non è un’idea folle”

Morata non fa drammi: “Il rigore? La vita è così, deve rialzarti”

Dalle critiche incassate in nazionale ai pesanti errori dal dischetto. Alvaro Morata non fa drammi nel corso della chiacchierata con Movistar+, emittente che ha dedicato un intero documentario al centravanti spagnolo, dal titolo “No sabes quién soy” (“non sai chi sono io”).

“La vita è così, devi rialzarti”, parola di Morata, capitano della Spagna che ha perso l’ultimo atto della Nations League con il Portogallo. “Non è una situazione nuova, so come gestirla. Non resterò a letto – ha ribadito l’attaccante -. Ho sbagliato di nuovo, come capita a chiunque nella vita. L’allenatore mi ha detto chi prendere, mi ha detto chi prendere. Sono partito e ho cambiato idea su dove tirare. Ho visto che i portoghesi dicevano al portiere di tuffarsi da qualche altra parte, e ho cambiato idea. Ci sono situazioni che non possiamo controllare, e la vita va avanti”.

Morata e la depressione

Non è stato facile gestire l’andamento dei risultati e i momenti difficili della carriera: “Ho sempre dato il massimo. Non posso incolparmi di nulla. I ragazzi che hanno 14 o 15 anni e vedono Lamine a 17 come il migliore al mondo potrebbero sentirsi frustrati. La stabilità di molte persone dipende dai social media. Nessuno ti obbliga ad averli, ma devi assumerti le tue responsabilità, sempre entro certi limiti”.

Da un momento buio, però, si può uscire: “Ero completamente fott**o – ha ammesso Morata, ripensando al passato –. Qualsiasi cosa ti dica è una bugia. Grazie a Dio sembra fatta apposta, ma purtroppo non lo è. Ho gli strumenti e l’esperienza per combatterla. So che ha dato fastidio a molte persone. Devo andare avanti e gestire queste emozioni, il che è difficile. Molte persone hanno opinioni su di me, ma non mi conoscono, non sanno chi sono. Voglio che i giovani capiscano che a volte sono stato il mio peggior nemico. È importante parlare con gli specialisti e con le persone che ti circondano. El Cholo (Simeone) e Luis (De la Fuente) mi hanno sempre sostenuto e sono stato molto fortunato ad averli”.

Ad un certo punto, tutti si erano accorti che qualcosa non andava: “Rodrigo, Carvajal, il dottor Celada, i fisioterapisti… tutti. Tutti quelli che mi sono vicini. Sanno che si vede quando qualcosa non va. Rodrigo mi racconta che c’è stato un momento in cui stavamo litigando a metà per una partita a ping-pong. Lui lo spiega e lo condivide. E gliene sono grato. A volte si prende il tempo di mandarmi un messaggio, di controllare come sto, e questo è tutto ciò che mi rimane”.

Un retroscena agli Europei vale più di mille parole: “Ho dovuto affrontare una situazione davanti a tutti, e poi altre da solo. Quando ho preso un sonnifero mentre Grimaldo giocava alla PlayStation, hanno iniziato a capire cosa mi stava succedendo, che ero sotto farmaci – ha raccontato -. Ma c’erano due momenti: quando ero con i miei compagni di squadra e quando ero da solo”.

Morata: “Vincere il Mondiale non è un’idea folle”

Una lunga carriera per Alvaro Morata, tra luoghi ed esperienze uniche, in diversi paesi d’Europa. Manca solo una cosa: “I miei genitori o Alice mi raccontano spesso quante esperienze ho fatto. È chiaro che vincere la Coppa del Mondo non è un’idea folle. C’è una squadra fantastica, molto giovane. C’è una generazione che sarà fantastica. Se sarò lì, ci saranno molte più possibilità di vincere. E se non ci sarò, sarò il primo negli Stati Uniti a vederli e a stare con loro. Forse sarò nello staff della Coppa del Mondo – ha rivelato con il sorriso, non escludendo nulla –. Non si sa mai cosa aspettarsi dalla vita. Quello che devo fare ora è godermi la mia famiglia e riflettere bene”.

Sul futuro in Nazionale, per ora, non si sbilancia: “Non ho niente in mente, ho bisogno di pensare – ha detto Morata -. Prima di tutto per rispetto dei tifosi, poi per i miei compagni di squadra e anche per Luis (De la Fuente), che mi ha dato la vita. Ho bisogno di tempo per passare e analizzare le cose, e capire cosa va bene per la Nazionale e cosa va bene o meno bene per me. Oggi non so rispondere”.

Può aiutare, in tal senso, poter contare sul calore della famiglia e sulla vicinanza di Alice: “Mia moglie e i miei figli mi incoraggiano a continuare a lottare, ma non si tratta più di questo. So cosa ho passato e lo rifarei mille volte. Sto invecchiando e bisogna riflettere sulle cose, con calma e freddezza. Quando ho sbagliato il rigore domenica, le ho parlato, e quello che bisogna fare è riflettere. Sono impulsivo, e quando si presenta una situazione del genere… Mi succede nel calcio e in altri aspetti della mia vita. Non ero consapevole delle decisioni che stavo prendendo sui media”.