“Mi sono arrabbiato, ho pensato che un altro pezzo della mia vita sarebbe andato via. So cosa vuol dire, ci sono cascato anche io, quella è una malattia terribile, io ancora oggi ogni giorno alle 17.30 devo sottopormi a controlli” Che ricordo ha di Eriksson?
“Bellissimi ricordi. Con lui sono migliorato in tutto, inventò un altro calcio. Venivamo dal possesso palla di Liedholm mentre Eriksson ci chiese da subito un calcio più veloce. Stravolse tutto anche negli allenamenti, ci faceva fare solo velocità, dovevamo dar via la palla dopo massimo tre passaggi, il suo era un calcio spettacolare”. Nei suoi primi tempi alla Roma si fantasticava su una misteriosa valigetta che portava sempre con sè in panchina, avete mai saputo cosa contenesse?
“Ricordo l’episodio, il punto è che all’epoca non c’erano tutti gli assistenti e lo staff che hanno oggi gli allenatori, aveva tutti i suoi appunti” Rispetto a Liedholm era diverso anche caratterialmente
“Non posso dire che fosse espansivo, ricordiamoci sempre che veniva dalla Svezia, ma sì, rispetto a Nils era meno freddo. Io con lui ho avuto un rapporto bellissimo. Mi fece anche l’onore di inserirmi nell’undici ideale di tutte le squadre che aveva allenato. Era parecchio che non ci sentivamo ma l’ho sempre ricordato con affetto”. Un bel riconoscimento, visto che ne ha allenate 18…
“Evidentemente erano scarsi gli altri giocatori..” Cosa vi disse dopo quel Roma-Lecce 2-3 dell’86?
“E cosa vuoi dire? Successe una cosa inipotizzabile, eravamo tutti impreparati…Di sicuro posso dire che a Roma lo hanno sempre amato tutti ed ancora oggi incontro gente che è rimasta più colpita dal suo gioco che non dallo scudetto vinto nell’83. Si è fatto voler bene da tutti, anche quando andò alla Lazio e vinse”. In panchina era un signore…
“Sempre, un gentleman” Diverso da uno come Mourinho, per restare in tema di ex allenatori della Roma, sempre vulcanico…
“Ma per carità, lasciamo perdere”