Era il 20 aprile del 1986, la Roma allenata da Eriksson dopo una rimonta mirabolante aveva da poco agganciato in classifica la Juve al primo posto: alla penultima giornata le due squadre erano appaiate a quota 41 punti e il calendario giocava a favore dei capitolini che affrontavano il Lecce già retrocesso. Tutti sanno come finì: 3-2 per i pugliesi e scudetto sfumato. In quella Roma c’era anche Sebino Nela che con il tecnico svedese scomparso oggi ha sempre avuto un rapporto bellissimo. E che ricorda in esclusiva a Virgilio Sport.

Anche Nela, come Eriksson, ha dovuto combattere con il cancro. Nel 2021 confessò: «Ho scoperto di avere un cancro al colon nove anni fa, mia moglie si era accorta che non mangiavo e che mi si gonfiava lo stomaco. Lei ha insistito affinchè andassi dal dottore e dalla visita venne fuori tutto. Mi sono salvato per un pelo, ho fatto quattro interventi, l’ultimo ad ottobre. Non ho mai avuto la sensazione di perdere il coraggio. Non è semplice farsi aiutare, perché sai tu quello che stai vivendo, ma accetti tutto».

«La domanda che mi sono fatto spesso è “perché?”. Mio padre, mio zio e una mia sorella se ne sono andati per un brutto male, anche un’altra mia sorella sta combattendo. Io ho lottato tanto. Avevo a che fare con altri infortuni da sportivo, di questo non sai nulla e questa cosa mi ha infastidito molto. Con questa malattia non ci puoi fare niente, ma devi mettere forza e positività».

Nela, la sua battaglia l’ha vinta. Cosa ha pensato quando Eriksson ha annunciato che gli restava al massimo un anno di vita?
“Mi sono arrabbiato, ho pensato che un altro pezzo della mia vita sarebbe andato via. So cosa vuol dire, ci sono cascato anche io, quella è una malattia terribile, io ancora oggi ogni giorno alle 17.30 devo sottopormi a controlli”

Che ricordo ha di Eriksson?
“Bellissimi ricordi. Con lui sono migliorato in tutto, inventò un altro calcio. Venivamo dal possesso palla di Liedholm mentre Eriksson ci chiese da subito un calcio più veloce. Stravolse tutto anche negli allenamenti, ci faceva fare solo velocità, dovevamo dar via la palla dopo massimo tre passaggi, il suo era un calcio spettacolare”.

Nei suoi primi tempi alla Roma si fantasticava su una misteriosa valigetta che portava sempre con sè in panchina, avete mai saputo cosa contenesse?
“Ricordo l’episodio, il punto è che all’epoca non c’erano tutti gli assistenti e lo staff che hanno oggi gli allenatori, aveva tutti i suoi appunti”

Rispetto a Liedholm era diverso anche caratterialmente
“Non posso dire che fosse espansivo, ricordiamoci sempre che veniva dalla Svezia, ma sì, rispetto a Nils era meno freddo. Io con lui ho avuto un rapporto bellissimo. Mi fece anche l’onore di inserirmi nell’undici ideale di tutte le squadre che aveva allenato. Era parecchio che non ci sentivamo ma l’ho sempre ricordato con affetto”.

Un bel riconoscimento, visto che ne ha allenate 18…
“Evidentemente erano scarsi gli altri giocatori..”

Cosa vi disse dopo quel Roma-Lecce 2-3 dell’86?
“E cosa vuoi dire? Successe una cosa inipotizzabile, eravamo tutti impreparati…Di sicuro posso dire che a Roma lo hanno sempre amato tutti ed ancora oggi incontro gente che è rimasta più colpita dal suo gioco che non dallo scudetto vinto nell’83. Si è fatto voler bene da tutti, anche quando andò alla Lazio e vinse”.

In panchina era un signore…
“Sempre, un gentleman”

Diverso da uno come Mourinho, per restare in tema di ex allenatori della Roma, sempre vulcanico…
“Ma per carità, lasciamo perdere”