Top e Flop della settima giornata di serie A
Zapata e Bremer TOP 10: il massimo voto è il minimo che si possa augurare a due grandi giocatori del nostro campionato che non ci saranno nel derby ma che soprattutto non ci saranno per molto tempo in campo. Non è un caso che la Juve prenda per la prima volta gol in campionato senza il suo miglior difensore e che Duvan lasci i granata con un gol dopo aver sorretto a solo o quasi il peso dell’attacco. Ci mancheranno, li aspettiamo! Zemura TOP 7,5: una pennellata che ha illuminato il Friuli intero per tutta la serata di sabato, impressionante. Joronen FLOP 4: se succede una volta passi, ma due cominciano a diventare troppe. Regola fondamentale: la palla un portiere la deve spingere fuori dalla porta e non dentro, ora ripeti con noi e non farlo più. Mina 7: sembrava Muhammad Alì quando sfidò George Foreman a Kinshasa. Una sfida nella sfida, continua, fatta anche di gesti e di parole, ad ogni contrasto, ad ogni scontro. Alla fine ha vinto lui, Vlahovic gli è scappato solo due volte: quando ha tirato il rigore, ma lì non poteva essere altrimenti, e sul tiro ciabattato fuori dove forse non gli sembrava vero di essere libero. Vlahovic FLOP 5: vedi sopra. Il duello con Mina è bello, rusticano, come una volta tra centravanti e stopper. Lui non sfigura al di là della buona giornata del rivale, poi però il vecchio Dusan pasticcione esce allo scoperto quando sparacchia fuori una respinta di Scuffet. E dire che la notte magica di Lipsia sembrava aver cancellato tutti i dubbi. Mannaggia, mannaggia. Dovbyk TOP 7: la potenza è nulla senza controllo e sto colosso si è portato a spasso tutta la difesa del Monza palla al piede prima di depositare la palla in rete. Insomma non è solo un corazziere, anzi! Thuram e Retegui TOP 9: Sei gol in due come i palloni portati a casa. Lo spilungone nerazzurro, figlio d’arte, oramai ha vestito i panni di Lautaro in tutto e per tutto e non smette di segnare dalla prima giornata, ma del campionato scorso…L’azzurro mette a tacere di volta in volta tutti i dubbi sul suo reale valore. Alla faccia dell’oriundo miracolato da Mancini e dalla scarsa verve degli attaccanti nostrani. Poi avendo Gasperini come allenatore tutto diventa più facile. Ma lui ci mette la zampata da buon el Tigre.