Marcell Jacobs ha tracciato la via, Chituru Ali ha deciso di seguirla: gli sprinter azzurri hanno deciso di mettere le tende negli Stati Uniti, seppur dividendosi tra una costa e l’altra. Perché se Jacobs ha scelto Jacksonville (Florida) come quartier generale, agli ordini di Rana Reider, Chituru Ali ha pensato bene di trasferirsi direttamente in California, nel campus UCLA di Los Angeles, dove a prenderlo sotto la sua ala sarà John Smith, 74 anni, uno degli allenatori storici del mondo dell’atletica. Con un obiettivo piuttosto semplice da collegare alla scelta: farsi trovare pronto per i giochi olimpici di Los Angeles 2028.

“Il momento giusto per cambiare” Smith è una garanzia di esperienza e affidabilità

“Il momento giusto per cambiare”

Ali, insomma, ha deciso di portarsi avanti e di provare a giocare “in casa” le prossime Olimpiadi. Tanto che il campus di UCLA sarà anche la base del villaggio olimpico, e magari questo potrà aiutare lo sprinter nativo di Como. Una scelta radicale, decisa però per provare ad alzare l’asticella: “Avverto che questo è il momento giusto per cambiare”, aveva fatto sapere Chituru, spiegando la fine del rapporto con Claudio Licciardello, il coach che negli ultimi anni gli ha permesso di diventare il secondo italiano più veloce di sempre sui 100 metri (naturalmente dietro a Jacobs), con un personale di 9”96.

Il salto a LA rappresenta un investimento su se stesso, oltre che un passo notevole nella vita di un atleta che a 25 anni sente di essere ormai pronto per lanciarsi nell’età della piena maturità sportiva. E che dopo un’annata nella quale è cresciuto tanto, conquistando un argento Europeo e sfiorando l’accesso alla finale olimpica, punta a salire ancora di livello.

Smith è una garanzia di esperienza e affidabilità

Smith è un tecnico che non necessita di molte presentazioni. Negli anni ’70 è stato un ottimo quattrocentista, anche se la fortuna gli ha tirato un brutto scherzo facendogli saltare per infortunio le Olimpiadi di Monaco 1972, quelle dove si presentava come il grande favorito per la vittoria finale.

Dalla fine degli anni ’80, dopo aver studiato molto, ha cominciato a fare l’allenatore a tempo pieno. Sotto la sua ala sono passati il campione olimpico di Sidney 2000 Maurice Greene, Jon Drummond, Ato Boldon, Maria Josè Perec, Christine Arron, Torri Edwards, Carmelita Jeter e molti altri talenti ancora. Gli ultimi grandi “botti” sono sati quelli di English Gardner, frazionista della 4×100 americana argento a Tokyo 2020, e l’ivoriana Marie Josée Ta-Lou, che vanta due medaglie d’argento e una di bronzo ai mondiali.

Smith è abituato a lavorare in modo diverso da molti suoi colleghi: opera nell’ambito di HSI (Handling Speed with Intelligience), curando molto la tecnica e la testa degli atleti. E si è sempre detto prima amico che allenatore, perché ritiene fondamentale il rapporto empatico con chi allena. Ali avrà una grossa opportunità davanti e sente che questo è il passo giusto da fare: se non ora, quando?