Marzio Innocenti in esclusiva
Sarà forse per questo che Marzio Innocenti, presidente della Federazione Italiana Rugby, qualche timida speranza di farcela la coltiva. E in questa intervista esclusiva, rilasciata a pochi giorni dal debutto, prova a delineare l’orizzonte, convinto che la nazionale di Crowley abbia tutte le carte in regola per spingersi oltre i propri limiti. Presidente, sabato con la Namibia (ore 13) comincia il mondiale dell’Italia: come arriviamo all’appuntamento? “Credo che il warm up verso il mondiale sia andato nella direzione auspicata ed è sicuramente una buona base di partenza. Abbiamo affrontato due test durissimi contro Scozia e Irlanda, dando spazio a chi doveva guadagnarsi una chance per entrare nei 33 che Crowley avrebbe convocato per la rassegna. Poi abbiamo disputato due test meno complessi, uno con la Romania – nel quale le condizioni proibitive del campo ci hanno un po’ condizionato – e uno con il Giappone, che ci ha dato risposte incoraggianti. Era una partita che dovevamo e volevamo vincere, ma è stato importante farlo nella maniera giusta: il Giappone è più o meno al nostro livello ma, in passato, in gare come queste negli ultimi 10’ pagavamo la tariffa. Stavolta abbiamo chiuso in crescendo, come avevamo fatto in Irlanda. È un segnale importante: i secondi tempi erano il nostro tallone d’Achille, le abitudini stanno cambiando”.Ange Capuozzo e Monty Ioane durante la Summer Nations Series 2023 festeggiano una meta
L’assenza di Menoncello
I test match estivi ci hanno privato di un talento come Menoncello: quanto peserà la sua assenza? “Siamo dispiaciuti per lui, perché è un ragazzo d’oro, a 19 anni ha dimostrato di avere classe da vendere. Quando l’ho incrociato nei giorni scorsi, l’ho visto col braccio fasciato e gli occhi lucidi: mi si è stretto il cuore, lui sa che nel suo futuro ci saranno altri mondiali da giocare, ma questo non glielo darà indietro nessuno. Detto ciò, chi andrà in campo non lo farà rimpiangere: Morisi sta giocando benissimo e alle sue spalle ci sono elementi in grado di ricoprire quel ruolo senza alcun timore”. Inquadriamo i primi impegni: Namibia e Uruguay, sulla carta, sono alla portata, ma servirebbero due vittorie con bonus per pensare di spingersi oltre… “Il calendario ci dà una grossa mano, le prime due gare sembrano fatte apposta per blindare il primo vero obiettivo, la qualificazione diretta alla Coppa del Mondo 2027. Dovessimo fare il nostro, e magari vincerle entrambe ottenendo il punto di bonus, avremmo la mente libera e la voglia di stupire per provare a cambiare il nostro destino. Chiaro che le prime due gare potrebbero anche rappresentare un’arma a doppio taglio, perché se dovessimo sbagliarne anche una sola ci complicheremmo tremendamente la vita. Ma ho la convinzione che questo non accadrà”.“La fine del rapporto con Crowley? Ha capito le nostre ragioni. Quesada ha detto sì perché crede al progetto”
Da Crowley a Quesada
Affrontare un mondiale con un commissario tecnico che sa già che non resterà sulla panchina della nazionale può avere controindicazioni? “Assolutamente no. Anzi, mi permetto di dire che la vicenda della fine del rapporto con Crowley è stata gestita benissimo da me e dalla federazione. Avevamo deciso di cambiare a marzo e, anziché aspettare, abbiamo comunicato la cosa a Kieran che s’è detto subito dispiaciuto e non era scontato: ricordo perfettamente il sollievo provato da Nick Mallett nel 2011 quando la Federazione gli comunicò che non sarebbe rimasto alla guida della nazionale. Crowley, da professionista qual è, ha capito le nostre ragioni e s’è messo subito al lavoro per ottenere il miglior risultato possibile nella Coppa del Mondo. Quanto alla scelta di Quesada, fuori dall’Italia in tanti si sono sorpresi che abbia accettato la nostra offerta. Come lo abbiamo convinto? Gli abbiamo mostrato tutti i giocatori potenzialmente convocabili in azzurro e ha capito che c’è materiale importante per poter costruire qualcosa di duraturo e vincente. Vincere anche solo una partita del 6 Nazioni con l’Italia vale come 10 gare del Championship vinte con gli All Blacks”.L’Italrugby e il coach italiano
La nomina di Quesada ha deluso chi sperava che stavolta potesse toccare a un italiano: i tempi non sono ancora maturi? “Esatto, bisognerà attendere. Quando, però, uno dei tecnici italiani che stiamo seguendo dimostrerà di essere maturo al punto giusto, la fumata bianca arriverà. I nomi li conoscono tutti: Massimo Brunello (tecnico dell’Under 20), Marco Bortolami (tecnico del Benetton), Fabio Roselli (tecnico delle Zebre). Uno di questi è forse un po’ più avanti nel percorso, ma il tempo parlerà per tutti”. Che mondiale sarà quello francese? Non sembra esserci una favorita che spicca. C’è chi dice che potrebbe tornare a vincere una squadra europea: la pensa così anche lei? “Difficile dirlo ora. Un mondiale dura 7 settimane: comincia l’8 settembre e finisce il 29 ottobre, un lasso di tempo talmente lungo da somigliare a un’era geologica. Ci sono squadre, vedi Nuova Zelanda e Francia, che cercheranno di arrivare al massimo della forma a ottobre perché sulla carta hanno un girone che non dovrebbe dar loro problemi, anche se noi non siamo certo di questo avviso. Altre – Sudafrica e Irlanda – dovranno farsi trovare subito pronte: sicuri che la Scozia non possa battere i sudafricani all’esordio? Nello stesso girone c’è Tonga, che ha una linea di tre quarti che è quella degli All Blacks di qualche anno fa (il nuovo regolamento permette a giocatori che da tre anni non sono più convocati in nazionale di giocare per quella di origine: Israel Folau è tra i beneficiari di questa regola, ndr). A un livello così alto, non esistono gare scontate. Per questo dico: anche noi dobbiamo credere di avere la possibilità per ribaltare il pronostico. Per All Blacks e Francia, affrontarci in questa fase della competizione non sarà facile, specie se dovessero incappare in una giornata storta. Così come sarà durissima per Galles e Australia affrontare le Fiji, o per Inghilterra e Argentina riuscire a spuntarla nel girone con Giappone e Samoa”.La rivelazione possiamo essere noi
Nel 2019 proprio il Giappone fu il grande “Imbucato” nei quarti di finale: chi potrà esserlo quest’anno? “Non ho paura di dire che potremmo essere noi. L’Italia oggettivamente può diventare la sorpresa del mondiale: squadra giovane e di prospettiva, con un futuro luminoso ma un presente già importante. Aggiungo un particolare: a fine torneo cambierà la guida tecnica, ma questa squadra non è a fine ciclo, semmai all’inizio del percorso. Massimo rispetto per Nuova Zelanda e Francia, ma entrambe sanno che contro di noi dovranno faticare per tenere fede al pronostico”.“Ange Capuozzo è un giocatore eccezionale, sarà determinante per finalizzare il lavoro fatto da tutta la squadra”