Sono ore davvero complicate per Gregg Popovich, leggendario coach dei San Antonio Spurs, in carica addirittura dal 1996 con 5 titoli NBA vinti e un record di poco meno di 1.400 partite vinte. La franchigia texana ha comunicato che il tecnico è stato costretto a interrompere l’attività con la squadra, senza entrare troppo nel dettaglio rispetto a quelle che, stando ai rumors arrivati da ambienti vicini agli Spurs, non sembrerebbero essere notizie troppo rassicuranti sulla saluta del loro allenatore, che il prossimo 28 gennaio compirà 76 anni.

Preoccupazione, ma nessun contatto con la squadra L’altra “batosta”: la sconfitta di Harris Stanotte si riparte: a Boston arrivano i Warriors

Preoccupazione, ma nessun contatto con la squadra

Nel rispetto della privacy della famiglia Popovich, poco o nulla si sa dell’entità del malore che avrebbe colpito il coach alla fine della scorsa settimana, tanto da costringerlo a cedere il testimone della squadra a Mitch Johnson, che ne proseguirà il lavoro sul campo in questo primo scorcio di stagione.

Shams Charania, uno degli insider di maggior successo del mondo NBA, ha però lasciato intendere che le condizioni di Gregg stiano destano più di una preoccupazione, e che non è ancora possibile capire nel dettaglio come potrebbe evolvere il quadro clinico. I giocatori dei San Antonio Spurs a loro volta hanno comunicato di non essere al corrente della situazione, dal momento che da quando il loro coach ha avvertito il malore non hanno più avuto modo di mettersi in contatto con lui.

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Victor Wembanyama, la stella della franchigia texana, ha spiegato che “nessuno di noi ha voluto disturbare il coach in questo momento, cercando di dare a lui il suo spazio e di concentrarci noi su ciò che possiamo controllare. Gregg è uno dei migliori nel mettere tutto in prospettiva. È così altruista e si assicura che comprendiamo quanto siamo privilegiati a giocare questo sport e a essere nella NBA. Ma sarebbe il primo a dirti di non preoccuparti per lui e di andare là fuori a fare quello che sappiamo fare”.

L’altra “batosta”: la sconfitta di Harris

Popovich nelle scorse settimana è stato tra i più assidui sostenitori della campagna elettorale per le presidenziali di Kamala Harris: da sempre fiero oppositore di Donald Trump (che ha accusato di essere il più grande bugiardo della storia degli Stati Uniti), non ha mai fatto mistero di essere da sempre un elettore del partito democratico, sostenendo a più riprese la candidatura dell’ex vicepresidente.

Certo il risultato elettorale, arrivato peraltro in giornate piuttosto complesse per via dei problemi riscontrati nelle ultime ore, potrebbe aver ulteriormente fiaccato il morale del coach degli Spurs, che stanno attraversando da qualche anno un periodo di ricostruzione dopo i fasti dei primi 15 anni del nuovo millennio (tre vittorie e 4 ko. il record di inizio regular season). Stanotte San Antonio sarà di scena a Houston nel derby contro i Rockets, e come detto in panchina siederà Mitch Johnson, attuale vice di Popovich, già in panchina nel successo per 113-103 su Minnesota.

Stanotte si riparte: a Boston arrivano i Warriors

Nella notte italiana l’NBA ripartirà dopo essersi fermata per via del martedì delle presidenziali USA. Fari puntati sulle uniche due squadre ancora imbattute: a Ovest gli Oklahoma City Thunder faranno visita ai Denver Nuggets, dove Nikola Jokic sin qui ha predicato un po’ nel deserto (4 vittorie e 3 ko. per i campioni del 2023), mentre a est i Cleveland Cavaliers proveranno a centrare la nona vittoria consecutiva andando a sfidare i New Orleans Pelicans.

Il clou di serata sarà di scena al TD Garden di Boston, dove arriveranno nientemeno che i Golden State Warriors (e chissà se Kerr e Curry, attivisti a sostegno di Kamala Harris, torneranno a parlare a margine della partita sull’esito delle elezioni). Trasferta non priva di incognite anche per i Los Angeles Lakers, che hanno perso un po’ di smalto dopo un avvio promettente, attesi dagli ostici Memphis Grizzlies dove Ja Morant è tornato a regalare basket spettacolo.