Antonino Pizzolato medaglia di bronzo nel sollevamento pesi -89 chili. Da un piccolissimo paese del trapanese ai piedi della Tour Eiffel: come a Tokyo, tre anni fa. La conferma del terzo posto olimpico si accoglie con il massimo della felicità: voleva di più, ci ha lavorato per 36 mesi in cui ha annullato il resto. Ma oro e argento, anche stavolta, finiscono altrove.

Quando vale la medaglia di Nino? Tantissimo, anche perché è la prima gioia che arriva dai pesi dopo un avvio deludente. Gli basta il secondo tentativo per superare la prima prova: tira su 172 chili. Serve invece l’ultima possibilità utile nello slancio: 212 chili alla terza chiama, poi un conciliabolo e il review di diversi minuti. Buono o nullo? Che passa nella testa di Pizzolato? L’urlo non si trattiene più quando il terzo posto è ufficiale. Viene fuori tutto.

Chi è Antonino Pizzolato Medaglia di bronzo anche a Tokyo Dagli 81 chili a 89: tutto in tre anni Scopre i pesi alle scuole medie Le prove di Antonino

Chi è Antonino Pizzolato

Antonino Pizzolato detto Caterpillar, un tatuaggio a sinistra, sulla spalla. Ci leggi Cat: spiccio ma efficace, uno che va al sodo. Prende la vita a strappi, alza quello che gli pare. Se si facesse carico del peso del mondo, avrebbe braccia e pettorali per portarlo a spasso. 174 chili e 89 chili. Trapanese classe 1996 con la passione per i motori, a Salaparuta il tempo – che già di norma non fugge via repentino, per dire, come nella fretta di Milano – si è fermato.

Un pomeriggio di quasi metà agosto la provincia siciliana s’è catapultata a Parigi: basta internet, al giorno d’oggi. Al più una tv. Tre ori europei e pure un bronzo, un terzo posto mondiale e il gradino più basso del podio anche a Tokyo.

Medaglia di bronzo anche a Tokyo

Pizzolato e l’Olimpiade non è storia di oggi: il nastro si riavvolge fino al Giappone, 2021, 25 anni ancora da compiere ma la festa di compleanno l’anticipò di qualche giorno. Un bronzo splendido. Ma poi. Che peso hanno gli insegnamenti? Più o meno di un bilanciere? Dipende da persona a persona.

Ecco: Antonino dal Giappone è tornato consapevole, felice, ha trovato dimensione e risposte. Gli sono servite eccome: tre anni di forza bruta e legamenti spinti al massimo. Tre anni di pragmatismo e programmazione. Tre anni per costruire un percorso diverso, migliore: oro? Argento?

Dagli 81 chili a 89: tutto in tre anni

Ci pensa ancora a Tokyo: come fai a tornare a casa con un terzo posto ed essere trite? Lui però nei meandri di quell’esperienza si è addentrato di nuovo e ci ha trovato più di uno stimolo per fare meglio. Crede ancora che quel terzo posto dovesse essere qualcosa di più: è la rabbia che lo ha tenuto sul pezzo. Tre anni a lavorare sodo per arrivare ai Giochi di Francia con altre ambizioni.

Gareggiava negli 81 chili, adesso sono diventati 89. Più peso e più voglia. C’era pure l’altro aspetto: finora a sollevamento l’Italia è rimasta sotto le aspettative. Né Sergio MassidaLucrezia Magistris possono essere soddisfatti: e proprio con Sergio, Nino ha vissuto fianco a fianco per tutti questi giorni.

Scopre i pesi alle scuole medie

L’infortunio alla schiena dopo i Giochi del Mediterraneo è acqua passata ma pure è stato un impiccio che avrebbe preferito evitare: due record mondiali nel 2022 a restituire la bontà di una scelta che arriva dai banchi delle medie, dai giorni in cui in classe gli mostrarono un video pubblicitario sui Giochi della Gioventù e tra gli allenamenti proposti c’era anche il sollevamento pesi.

Fu tra i ragazzini che raccolsero l’invito a tentarlo in gara: record italiano, subito. Il ritorno a casa, tra gli ulivi e i vigneti di famiglia, sarà festa lunghissima. Il sud è tra gli esempi migliori che conosco se si parla di quale sia la maniera più calorosa per rendere onore a qualcosa, a qualcuno.

Le prove di Antonino

Primo giro: 172 chili, aveva optato per i 170 ma poi ha cambiato all’ultimo. Ne ha aggiunti due ed è parso subito un segnale di ottima salute. Davanti a 5 mila persone e alle soglie del 28esimo compleanno, le prime tre luci bianche dicono che trova l’incastro sopra la testa, bene nella fase di risalita ed equilibrio. La smorfia della fatica lasca spazio a un volto che non fa trapelare più nulla quando resta su fino alla validazione. Al terzo prova i 176 chili ma non ce la fa.

L’alzata di spinta della seconda prova è un travaglio: fallisce i primi due per tirare su 212 chili, il terzo se lo prende. Ma quanta fatica: è stata più dura l’attesa del replay e del verdetto degli arbitri della tensione fisica per sollevare quel quantitativo bestiale. Il regalo se l’è anticipato, un po’ come a Tokyo.