Era un “Segreto di Pulcinella”, visto che tutti in fondo sapevano che Jannik Sinner a Bologna, alle Finals di Davis che Binaghi aveva organizzato per lui e che invece rischiano beffardamente di trasformarsi nell’ennesimo festino per Alcaraz, non ci sarebbe andato. E ora che il rosso di San Candido ha candidamente fatto annunciare proprio dal presidente Binaghi e da capitan Volandri l’ufficialità del suo forfait, il processo si è finalmente scatenato. Forse non si aspettava, Sinner, tanta virulenza. Forse sarà rimasto sorpreso dalle tante reazioni scandalizzate, alcune sicuramente sopra le righe. Forse, come in passato, non gliene fregherà un bel niente.

Processo a Sinner…fino alla prossima vittoria I tanti no di Jannik: la prima rinuncia alla Davis Gli inviti declinati per Sanremo e il Quirinale Il secondo no alla Davis e le “scuse” che irritano Quelle parole di Augias su Sinner: aveva ragione?

Processo a Sinner…fino alla prossima vittoria

Già, perché a sfogliare l’album dei ricordi ci si imbatte in una serie di “incidenti di percorso” ricorrenti. Tante le volte in cui Jannik ha deluso, per non dire tradito, l’Italia e gli italiani. Che lo amano in modo appassionato, coinvolgente, sfrenato, che si sono trasformati in un popolo di tennisti quasi più che di calciatori, ma che molte volte sono rimasti basiti di fronte alle scelte non convenzionali del proprio beniamino. Ogni volta è la stessa storia: rammarico, un pizzico di risentimento, i “soliti” dubbi sull’italianità del campione altoatesino che pensa e parla in tedesco e preferisce la tranquillità alla “caciara”. Finirà anche stavolta allo stesso modo: alla prossima vittoria tutti avranno dimenticato, ci avranno messo una pietra sopra.

I tanti no di Jannik: la prima rinuncia alla Davis

Le pietre però cominciano a diventare parecchie. Si stanno ammonticchiando, stanno diventando una montagnella. Perché i no alle cose per cui gli italiani impazziscono cominciano a diventare tanti. Già a settembre del 2023 Sinner rinunciò a prendere parte al girone di Davis, sempre a Bologna: apriti cielo. Titoloni di giornali indignati, processi mediatici, bufere varie. Tutto sarebbe rientrato dopo il trionfo sfiorato alle ATP Finals di Torino e quello centrato proprio in Davis, grazie al contributo determinante di Jannik, a Malaga: memorabile la vittoria in rimonta su Djokovic nel match tra Italia e Serbia.

Gli inviti declinati per Sanremo e il Quirinale

Pochi mesi dopo, un altro no discusso: ad Amadeus e al Festival di Sanremo. “Mi devo allenare, non ho tempo”, la risposta sbrigativa di Jannik all’invito del conduttore della celebre kermesse canora. Nuova valanga di critiche, nuove divisioni tra tenaci difensori – “Avrebbe fatto la fine di Berrettini” – e incalliti accusatori – “Ma è italiano o no? Come fa a non piacergli Sanremo” – e altre polemiche spazzate via a suon di vittorie. Già, le vittorie. Quelle che l’Italia del tennis celebra con piacevole continuità al Quirinale dal presidente Mattarella. “Non posso, ho bisogno di riposo assoluto”, la scusa dello scorso febbraio di Jannik, mentre si preparava per andare a sciare tra le sue montagne. Il riposo assoluto.

Il secondo no alla Davis e le “scuse” che irritano

Stavolta l’impossibilità a giocare la Davis è stata motivata dall’esigenza di preparare, con una settimana di riposo in più, gli Australian Open. Che però per due anni di fila Jannik ha vinto “nonostante” la partecipazione decisiva alla Davis. “L’ho già vinta due volte”, un’altra frase detta a Vienna che ha fatto imbestialire in tanti: ma dove s’è visto mai un campione che si stanca di vincere? Ecco, forse più del no in sé, a infastidire sono le motivazioni alla base dello stesso. Ogni volta fragili, fragilissime, castelli di carta. La sensazione è che Sinner – certamente mal consigliato – consideri tutti quanti dei creduloni.

Quelle parole di Augias su Sinner: aveva ragione?

Tornano alla mente le discusse parole di Corrado Augias su Sinner “italiano per caso” e “riluttante”, alla pari peraltro degli altri abitanti dell’Alto Adige. Un campione così diverso dalla maggioranza degli italiani, disinteressato ai simboli culturali o istituzionali del Paese, ma soprattutto non contribuente al benessere della Repubblica Italiana, almeno dal punto di vista fiscale, bensì a quello del Principato di Monaco, vista la residenza a Montecarlo. Sono in tanti, oggi, a valutare sotto una luce diversa quell’affondo dell’esperto giornalista. Perché Sinner già in passato aveva provocato delusioni: stavolta, forse, un pochino di più.