L’ultimo grande giro della stagione è pronto ad aprire i battenti: la Vuelta a Espana è diventata ormai una corsa d’elite, vuoi per la collocazione in un periodo sempre abbastanza florido per le presenze, vuoi per un percorso che nella maggior parte dei casi tende ad esaltare lo spettacolo e gli arrivi esplosivi. Sorprende allora sapere che all’appuntamento in terra di Spagna mancherà chi ha dominato in lungo e in largo la stagione che sta per entrare nella sua ultima fase: Tadej Pogacar ha declinato l’invito a cercare il clamoroso triplete, rimandando il proposito di vestire di rosso a Madrid all’anno venturo, quando tenterà l’accoppiata Tour-Vuelta. E così il novero dei pretendenti risultato piuttosto ampio, anche se forse un favorito d’obbligo batterà sempre bandiera slovena.

Roglic vuole fare i conti con la malasorte Kuss, bis complicato. La UAE vuol prendersi tutto Gente da top ten e le speranze italiane Nove arrivi in salita e quasi 60mila metri di dislivello

Roglic vuole fare i conti con la malasorte

Perché sarà pur arrivato a Lisbona, sede di partenza della corsa, un po’ acciaccato dopo i postumi della brutta caduta rimediata a metà del Tour de France, ma Primoz Roglic sulle strade di Spagna sa sempre come trasformarsi. La Vuelta l’ha vinta tre volte di fila, ma sono passati tre anni dall’ultima affermazione (nel 2022 vinse Evenepoel, lo scorso anno Sepp Kuss per “ordini di scuderia” interni all’allora Jumbo Visma) e in mezzo ci sono state una marea di cadute e sventure.

Roglic alla Vuelta va per provare a fare la pace con la sorte: la Red Bull Bora Hansgrohe avrà altri due cavalli di razza in scuderia, uno l’ambizioso Daniel Martinez e l’altro il sempre affidabile Aleksandr Vlasov, ma è chiaro che tutti gli occhi saranno puntati su Roglic. Che punta a vestire di rosso a Madrid per esorcizzare tutte le recenti sventure che l’hanno fatto accomodare in secondo piano dietro ai dominatori cronici Pogacar e Vingegaard (ed Evenepoel). Che pure alla Vuelta non ci saranno, lasciando campo libero ai colleghi.

[iol_placeholder type=”social_twitter” url=”https://x.com/lavuelta/status/1824158327292522531″ profile_id=”lavuelta” tweet_id=”1824158327292522531″/]

Kuss, bis complicato. La UAE vuol prendersi tutto

Se un anno fa la Visma monopolizzò il podio facendo esultare il “gregario” Kuss, quest’anno sarà più dura ripetersi. Intanto per l’americano, che non ha vissuto un gran 2024, ma che ricoprirà ancora i gradi di capitano (stavolta senza competitor interni) e proverà a giocarsi le sue carte.

Un anno dopo, la squadra da battere sarà la UAE Team Emirates, orfana di Pogacar ma con Joao Almeida, Adam Yates e Isaac Del Toro (al debutto in un grande giro) pronti a dire la loro. Per quanto visto al Giro e al Tour, l’UAE ha tutto per poter provare a controllare la corsa e poi far esplodere la miccia. Vero, Pogacar rimane Pogacar e averlo dalla propria parte genera grande serenità, ma anche senza Tadej la squadra con base in Medio Oriente pare decisa a fare corsa dura, puntando al bersaglio grosso (e mancherà pure Juan Ayuso, che sarebbe stata un’altra pedina da podio).

Gente da top ten e le speranze italiane

Lo stuolo di candidati a recitare un ruolo da protagonisti, sebbene non così in vista da poter pensare di arrivare a vestire la maglia roja a Madrid, rispondono al nome di Carlos Rodriguez (Ineos Granadiers), Mikel Landa (Soudal Quick Step), Enric Mas (Movistar), Richard Carapaz (EF EasyPost) e Nairo Quintana, quest’ultimo comunque in appoggio a Mas (almeno inizialmente). E ci sarebbe anche Antonio Tiberi, designato leader della Bahrain Victorious: l’ottimo quinto posto sulle strade del Giro hanno permesso al giovane italiano di cominciare a prendere confidenza con i grandi giri, con la maglia bianca di leader della classifica Under 25 che potrebbe fargli gola.

A Giulio Ciccone invece la maglia che fa gola è quella a pois, che rispetto al Tour ha i pallini azzurri, anziché rossi: dopo aver perso la top 10 all’ultima grand boucle nella crono conclusiva, l’abruzzese alla Vuelta punta a rifarsi con gli interessi. Altri protagonisti? Wout Van Aert cerca la gamba per il mondiale di Zurigo, e punta a vincere volate e cronometro (quindi alla prima maglia rossa). Mattias Skjelmose vuol confermarsi ad alti livelli, Kaden Groves è l’uomo forte per le volate.

Nove arrivi in salita e quasi 60mila metri di dislivello

La Vuelta che prenderà il via da Lisbona misura complessivamente 3.248 chilometri, con poco più di 59.000 metri di dislivello. Saranno ben 9 gli arrivi in salita, marchio di fabbrica della corsa iberica, che da molti scalatori verrà utilizzata come trampolino di lancio in vista del mondiale di Zurigo, dove pure i pretendenti non mancheranno (incluso Pogacar).

Senza i big 3 che hanno monopolizzato gli ultimi grandi giri, tutto lascia pensare a una corsa decisamente aperta e pronta a proporre sorprese e copioni inattesi: per chi vuole divertirsi in quest’ultimo scorcio d’estate, il massimo della vita.