È tornato l’imperatore di piazza del Campo: Giovanni Atzeni, detto Tittia, fa felice la contrada dell’Oca e conquista l’11esimo Palio in carriera, a soli tre di distanza dal più vittorioso di tutti i tempi, cioè Andrea Degortes detto Aceto. Tittia, che ha voluto fortemente montare Diodoro, cavallo debuttante in piazza ma che lui segue personalmente, ha letteralmente dominato la carriera in onore della Madonna di Provenzano, ritrovando la vittoria dopo un 2024 insolitamente a secco.

Ritorno al passato: Tittia vinse tre Palii con l’Oca a inizio carriera Una mossa lunga, ma senza eccessivo nervosismo

Ritorno al passato: Tittia vinse tre Palii con l’Oca a inizio carriera

La vittoria di Tittia era un’eventualità che aveva trovato riscontro nei giorni che hanno preceduto la carriera. Sia per la scelta del cavallo (Diodoro, sebbene fosse debuttante, era accreditato come uno dei migliori), sia per la particolare conformazione del lotto delle 10 contrade, con l’Oca che ha potuto giocare senza dover rendere conto a nessuno.

Per Tittia è una sorta di tuffo nel passato: le prime tre delle 11 vittorie collezionate in carriera erano arrivate proprio con l’Oca, la prima nel 2007, la seconda nel 2011 e la terza nel 2013. Soltanto Selva e Valdimontone hanno provato a rendergli la vita meno facile: subito scattato in testa alla prima curva del Casato, Tittia è sembrato però controllare senza alcuna fatica, con Zenis (il cavallo della Selva) che ha provato a tenergli testa fino a quando però è rimasto scosso all’ultimo San Martino, mentre Comancio ha dimostrato di avere sicuramente un buon motore, con Gingillo che ha provato a recuperare con traiettorie anche ardite, ma senza avere mai l’opportunità di chiudere il gap.

Una mossa lunga, ma senza eccessivo nervosismo

Sebbene le due rivali in piazza (Istrice-Lupa e Chiocciola-Tartuca) non siano state estratte l’una accanto all’altra e nemmeno di rincorsa, la mossa è stata particolarmente complessa, nonostante di allineamenti favorevoli se ne sono contati tanti. Dopo aver richiamato fuori i fantini per tre volte, il mossiere Renato Bircolotti ha chiamato i barbareschi per asciugare il sudore dei cavalli (temperatura altissima, superiore ai 30 gradi) e consentire di riproporre la mossa in condizioni di maggiore sicurezza.

A prolungare l’attesa ha contribuito però la scelta di Gingillo, il fantino del Valdimontone, di non voler entrare nei canapi, e quindi validare la mossa stessa: ai richiami ripetuti di Bircolotti, il fantino della contrada di via Roma ha sempre risposto evitando accuratamente di avvicinarsi ai canapi.

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Così facendo, un po’ di nervosismo è affiorato tra i cavalli di Lupa e Selva (le prime due estratte) e in generale anche tra quello della Tartuca (intenta a non favorire la rivale Chiocciola, meglio posizionata ai canapi) e del Drago. Brigante, il fantino della Tartuca, ha ricevuto diversi richiami per aver ostruito volontariamente l’ingresso del cavallo di rincorsa, fino a che Zenis, il cavallo della Selva, ha forzato i canapi ed è stata data una mossa non valida. Poi però il quinto allineamento è stato dato valido: subito fuori dai giochi Drago e Tartuca (che era tra le favorite), con Tittia che è scappato in fretta verso l’ennesimo trionfo. E per la contrada dell’Oca, vittoriosa l’ultima volta il 16 agosto del 2023, sarà una notte di grande festa.